Chiarot a Pereira: «Dici cose non vere»
Maggio, attacco dell’ex sovrintendente al successore. Il Pd: «Uscita fuori luogo»
Cristiano Chiarot, ex sovrintendente del Maggio prima dell’arrivo di Alexander Pereira, attacca il suo successore e scrive una lettera aperta a lui destinata, ma inviata prima alla stampa (ieri pomeriggio, quando l’Ansa ne aveva battuto i contenuti, al Maggio non ce n’era ancora traccia), in cui dice: «Affermando che senza il tuo arrivo il Maggio sarebbe fallito dichiari qualcosa che stride con i fatti».
Cristiano Chiarot, ex sovrintendente del Maggio prima dell’arrivo di Alexander Pereira attacca il suo successore e scrive una lettera aperta a lui destinata, ma inviata prima alla stampa (ieri pomeriggio, quando l’Ansa ne aveva battuto i contenuti, al Maggio non ce n’era ancora traccia), in cui dice: «Affermando che senza il tuo arrivo il Maggio sarebbe fallito dichiari qualcosa che stride con i fatti».
Chiarot, che è stato il numero uno del teatro sino a fine 2019 in questi giorni era stato evocato da Dimitrij Palagi, consigliere comunale di Sinistra Progetto Comune il quale aveva chiesto ragguagli sull’uscita di scena dell’ex sovrintendente sia durante l’audizione in Commissione di Controllo del Comune di Alexander Pereira (era stato chiamato lo ricordiamo per rispondere delle presunte spese pazze con la carta di credito del teatro), sia durante l’ultimo Coniglio Comunale. Ora entra in scena anche lui, Chiarot, in prima persona contestando al sovrintendente austriaco quanto letto sulla stampa sulla sua audizione. Sostiene Chiarot, che nel 2019 il bilancio «si era chiuso con un avanzo di poco meno 1,3 milioni». Ricorda che durante la sua gestione era riuscito a «pagare con regolarità le rate del servizio del debito», a «far fronte a tutte le scadenze fiscali e contributive e ad azzerare i debiti con gli artisti per circa quattro milioni». In una sorta di memoriale del suo operato ritorna al Festival 2020, durante il quale si era registrata, scrive, una «saturazione della sala dell’80% per la lirica e dell’87% per la sinfonica, e una biglietteria in forte crescita».
La conclusione è che secondo Chiarot la condizione in cui lui aveva lasciato il teatro non aveva «niente a che vedere con la situazione di fallimento» paventata dal successore. Pur se ammette che «il forte debito strutturale del Maggio rimaneva». Chiarot rivendica la ricucitura del rapporto con Zubin Mehta, compromesso durante la gestione Bianchi e la qualità della sua programmazione artistica. Dopo esprime solidarietà nei confronti di Pereira — il quale sino ieri sera, quando è salito in scena per interpretare il maggiordomo nell’Ariadne auf Naxos, era ignaro della lettera — inviandogli «un sincero augurio che tu possa superare questo momento delicato». Durissima la presa di posizione del Pd in Consiglio Comunale che affida al capogruppo Nicola Armentano la «difesa» di Pereira: «Dispiace — dice Armentano — che Chiarot intervenga senza che nessuno lo abbia direttamente interpellato semplicemente per alimentare una polemica assurda e incomprensibile. Nessuno ha chiamato in causa l’ex Sovrintendente, di cui francamente nessuno si ricordava più». E ancora rincara: «Le parole fuori luogo di Chiarot spiacciono anche perché servono solo ad alimentare la grancassa di Fratelli d’Italia. Se non conoscessimo Chiarot verrebbe da pensare quasi che si siano messi d’accordo lui e Fratelli d’Italia per creare un polverone e un attacco totalmente fuori luogo».
Chiara Dino