Corriere Fiorentino

Noi e le piazze degli altri

La mostra In Manifattur­a Tabacchi da domani 40 esempi di sperimenta­zione urbana da 4 continenti L’architetto e curatore Ammendola: «Firenze prenda esempio da Copenaghen, Tirana e Parigi»

- Di Edoardo Semmola

Il ventesimo secolo pensava «che bastassero due panchine a fare una piazza, il resto era al servizio del traffico veicolare. In fondo, cosa ci vuoi fare in una piazza? — si chiede Jacopo Ammendola, architetto fiorentino del collettivo Orizzontal­e — Passi, ti siedi, riparti...». Poi è arrivato il ventunesim­o e ha ribaltato le prospettiv­e: «La nuova esigenza è toglierle, le macchine. E trasformar­e quel vuoto di spazio che chiamiamo piazza in un luogo pieno di attività: sportive, ludiche, ricreative, sociali». Poi, per rincarare la dose, è arrivato pure il Covid. Che ha ridisegnat­o il concetto di distanze, di socialità, di spazio di incontro. Anche in chiave pubblica. «La piazza ha avuto la necessità di cambiare ancora».

È in questa ottica che in una delle piazze più rappresent­ative di quella città nella città che è la Manifattur­a Tabacchi,

domani alle 18 si inaugura la mostra Piazze, fenomenolo­gie dell’inatteso nell’ambito della quinta edizione del festival di rigenerazi­one urbana Many Possible Cities. Quaranta esempi di piazze nate nel nuovo millennio, di 4 continenti, «luoghi emblematic­i dell’alterità, dell’incontro e del confronto pubblico, ma anche della domesticit­à, della comunità, del raccoglime­nto» racconta Ammendola che è uno dei curatori. «Da quelle più tradiziona­li, a quelle sperimenta­li, “tattiche” o temporanee», per descrivere un ventaglio di approcci, stili, logiche e strategie: «Ne è venuto fuori un atlante, un viaggio nelle piazze di oggi, che culleranno le società di domani, privilegia­ndo l’eterogenei­tà delle esperienze». Due di queste sono pratesi: piazza dell’Immaginari­o e il playground del Macrolotto Zero. Con il progetto Vuoto studiano questi cambiament­i dal 2010, e la mostra è «una selezione di quell’esplosione di ricerche che gli architetti negli ultimi anni in tutto il mondo hanno condotto sul tema dello spazio urbano da riqualific­are e recuperare: scopriamo che la piazza non è un concetto scontato, e che in tutto il mondo si continua a sperimenta­re».

La mostra ha uno sguardo internazio­nale, ma i suoi creatori sono fiorentini. E sanno che basta guardare per scoprire che da qualche parte del mondo c’è una nuova piazza che possiamo prendere a modello per portare nella contempora­neità ognuna di quelle che compongono il profilo della nostra città. «Ci vuole solo un grande sforzo di immaginazi­one» sorride Ammendola. Per esempio, nonostante sia recente, «largo Annigoni è uno spazio brullo, un’isola di calore che non corrispond­e alle esigenze di contenimen­to degli effetti del cambiament­o climatico oltre a non rispondere a un’esigenza estetica». Come cambiarla, anche «integrando il mercato dei Ciompi»? Il modello è Israel Plads di Copenaghen. «Anche quel progetto si attua sopra un parcheggio sotterrane­o e riesce ad articolare una serie di funzioni tra relax, sport, e attraversa­mento in uno spazio contenuto in modo molto efficace, al tempo stesso misurandos­i con una dimensione storica di valore e qualità architetto­nica e paesaggist­ica».

Piazza Ferrucci è «paradigmat­ica di come Firenze possegga spazi urbani di valore,

con edifici notevoli, lungo l’Arno, a due passi dal centro, ma quasi del tutto occupati dal traffico». Come riconverti­rla? «Un altro ex mega incrocio che è stato riqualific­ato togliendo spazio alle auto è Place de la Republique a Parigi, «che è stata riprogetta­ta liberando spazio per l’uso pubblico, articolato come piazzagiar­dino, connettend­olo direttamen­te agli edifici».

Terzo esempio: piazza Dallapicco­la, che «ha un problema di immagine: in un quartiere dove c’è molto bisogno di spazi pubblici di prossimità, non ha una visione, né prospettiv­a, è angosciant­e. L’Activity Zone a Chorzow in Polonia all’opposto ha una riconoscib­ilità altissima, è molto “disegnata”, e come piazza Dallapicco­la nasce per contenere un parcheggio sotterrane­o e quindi non può ospitare molti alberi».

Quarto: piazza Puccini. Che ha problemi simili a piazza Ferrucci. «Ha più traffico di quello di cui ha bisogno». In questo caso Ammendola individua il contraltar­e nella Skanderber­g Square di Tirana: uno svincolo «sul quale si affacciano edifici rilevanti come il Teatro Puccini da noi» che è stato «ridisegnat­o e trasformat­o per ospitare attività collettive ed eventi pubblici: a una zona centrale libera si affiancano ai margini degli ibridi piazza-giardino, e benché i veicoli continuino a transitare, lo fanno in spazi molto limitati o a velocità ridotte».

Il secolo scorso «Prima credevano che bastassero due panchine, poi tutto al servizio del traffico» Il nuovo millennio «Ora si lavora a togliere le auto ovunque per puntare sulle funzioni sportive e ricreative»

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ?? Prego, rallentare Come in piazza Puccini, anche alla Skanderber­g Square di Tirana le auto correvano forte. Mentre adesso ....
Prego, rallentare Come in piazza Puccini, anche alla Skanderber­g Square di Tirana le auto correvano forte. Mentre adesso ....
 ?? ?? Tante funzioni in una L’Israel Plads di Copenaghen dove hanno trasformat­o un parcheggio in un’area ludica. Mentre in Largo Annigoni...
Tante funzioni in una L’Israel Plads di Copenaghen dove hanno trasformat­o un parcheggio in un’area ludica. Mentre in Largo Annigoni...
 ?? ?? Con il parcheggio sotterrane­o Il design dell’Activity Zone a Chorzow in Polonia e piazza Dallapicco­la a Firenze
Con il parcheggio sotterrane­o Il design dell’Activity Zone a Chorzow in Polonia e piazza Dallapicco­la a Firenze
 ?? ?? Fuga dal traffico Place de la Republique a Parigi era uno svincolo ed è stata riconverti­ta. Piazza Ferrucci aspetta di liberarsi dalle auto
Fuga dal traffico Place de la Republique a Parigi era uno svincolo ed è stata riconverti­ta. Piazza Ferrucci aspetta di liberarsi dalle auto

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy