Corriere Fiorentino

Il processo Ciatti va avanti, ma con un rinvio

Udienza a Roma: il difensore del ceceno chiede lo stop. Il pm: «Sentenza entro l’estate»

- A.Moll. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un’altra udienza del processo italiano per l’omicidio di Niccolò Ciatti, ucciso nell’agosto 2017 in una discoteca di Lloret de Mar, un altro rinvio nonostante le richieste accorate del pm e della famiglia Ciatti di arrivare quanto prima a una sentenza. Il giorno dopo la riunione tra l’autorità giudiziari­a spagnola e quella italiana, per cercare un accordo che non è stato trovato volto ad evitare il doppio processo, ieri si è tenuta un’udienza in Corte d’assise a Roma del processo che vede imputato il ceceno Rassoul Bissoultan­ov (la posizione dell’altro ceceno Movsar Magoudienz­e madov è stata invece stralciata ed è ancora in fase di indagini preliminar­i). La difesa del ceceno ha subito chiesto di chiudere il processo in Italia, alla luce della sentenza di condanna pronunciat­a la settimana scorsa dal tribunale di Girona per omicidio volontario aggravato.

«La richiesta va rigettata — ha detto il pubblico ministero Erminio Amelio — la famiglia Ciatti aspetta una risposta celere dai giudici italiani. Questo processo va fatto e anche speditamen­te, con una sentenza prima dell’estate. Se la Spagna ha fatto il processo in quattro

può farlo anche l’Italia. Dobbiamo dimostrare che la nostra giustizia funziona in maniera celere. Il caso è successo in Spagna ma le conseguenz­e le sopporta questa famiglia che si è trovato con un figlio barbaramen­te ucciso. Come nel caso Regeni ucciso in Egitto. Dobbiamo essere in grado di dare una risposta dello Stato Italiano». I giudici della Terza Corte d’Assise, presieduta da Antonella Capri, si sono riservati la decisione che arriverà entro la prossima udienza fissata per il 22 giugno. «Cerchiamo una giustizia vera e seria — ha detto Luigi Ciatti ieri in aula con la moglie Cinzia e gli avvocati Agnese Usai e Massimilia­no Stiz — È importante che anche il processo in Italia si velocizzi. Le indagini italiane sono state serie e potrebbero portare a una condanna giusta».

Il procurator­e «La famiglia aspetta una risposta celere dai giudici italiani. La Spagna ha fatto il procedimen­to con quattro udienze, possiamo farlo anche noi»

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