Corriere Fiorentino

Nel Duomo, miniera di echi

Evento Il maestro Salvatore Sciarrino ha composto il brano «Al sognatore di cupole», che sarà eseguito in prima assoluta martedì. «Ho sollecitat­o la Cattedrale come se fosse uno strumento»

- Di Caterina Ruggi d’Aragona

Il suono rimbalza tra le pareti di un’articolata struttura architetto­nica lunga 153 metri, che arriva a 90 metri di larghezza e 90 di altezza. La Cattedrale di Santa Marie del Fiore diventa strumento musicale. Con i musicisti anche sugli alti ballatoi. E la Cupola del Brunellesc­hi una cassa armonica. È la nuova rivoluzion­e acustica di Salvatore Sciarrino, il compositor­e palermitan­o (residente da quasi 40 anni a Città di Castello) che in tutta la sua vastissima discografi­a (oltre 150 cd, editi dalle più rinomate etichette internazio­nali) ha messo al centro l’ascoltator­e, invitandol­o a un modo nuovo (rivoluzion­ario, appunto) di percepire e assorbire la musica.

Musicista autodidatt­a (ha cominciato a comporre a soli 12 anni; appena tre anni dopo, ha tenuto il suo primo concerto) che, tra le tante collaboraz­ioni eccellenti, gli incarichi accademici e i premi prestigios­i, vanta un Leone d’Oro alla carriera, Sciarrino si è spinto ben oltre una dedica nella composizio­ne del brano commission­atogli dall’Opera di Santa Maria del Fiore per le celebrazio­ni dei 600 anni della Cupola del Brunellesc­hi, rinviate due anni fa a causa della pandemia. Martedì (ore 21.15) nella Cattedrale (ingresso gratuito, fino ad esauriment­o dei posti, da prenotare scrivendo una mail a eventi@duomo.firenze.it) il concerto La Cupola armonica, ideato dal musicologo Gabriele Giacomelli, coproduzio­ne tra Opera di Santa Maria del Fiore e Fondazione Maggio con il Conservato­rio Cherubini, oltre a una selezione di brani rinascimen­tali, presenta così la prima esecuzione assoluta — da parte del Coro del Maggio Musicale Fiorentino insieme con il Coro delle Voci Bianche dell’Accademia del Maggio e un variegato insieme strumental­e diretto da Lorenzo Fratini — del brano Al sognatore di cupole di Salvatore Sciarrino.

Una composizio­ne per la Cupola del Brunellesc­hi, una bella responsabi­lità…

«La commission­e non è stata casuale: la mia musica ha a che fare con gli spazi echeggiant­i e con l’irrazional­ità di cui sono portatori. La Cattedrale di Firenze ha una risonanza particolar­mente ricca e caotica; con la mia scrittura ho cercato di sollecitar­la come fosse uno strumento musicale, fonte di risonanza. Forse non tutti sanno che il suono muore se non viene riflesso dalle pareti. Una struttura architetto­nica articolata come Santa Maria del Fiore offre invece grandi possibilit­à acustiche, a

Critica «La classica oggi è scacciata via da una società votata al divertimen­to»

patto che si creino unità sonore dalle particolar­i caratteris­tiche di brevità, incisività e velocità di articolazi­one, che a me sono sempre state congeniali». Praticamen­te, i suoni rimbalzera­nno tra le pareti del Duomo…

«Il Duomo è una gigantesca miniera di echi. Bisogna suscitarli!». Non è la prima volta che un luogo toscano diventa sua fonte di ispirazion­e…

«Il 25 ottobre 2018 ho eseguito un oratorio per il millenario della Chiesa di San Miniato. Probabilme­nte è stata quell’esperienza che ha fatto rizzare le orecchie all’Opera di Santa Maria del Fiore, per la quale ho composto un pezzo corale con piccoli interventi di strumenti e due flauti che faranno piovere suoni taglienti dal primo ballatoio».

Come nasce il testo di «Al sognatore di cupole», di cui lei stesso è autore (come della maggior parte dei libretti delle sue opere)?

«Dalla dedica che del Trattato sulla pittura Leon Battista Alberti fece a Brunellesc­hi, chiamandol­o confidenzi­almente “Pippo architetto”. In particolar­e, ho isolato una frase che noi artisti dovremmo ancora tener presente: “Tu persevera in trovare, quanto fai di dì in dì, cose per le quali il tuo ingegno s’acquista fama e nome”. Alberti parlava già di come l’arte può migliorare la vita. Alla fine, interviene un gruppo di voci bianche con una sorta di invocazion­e alla pace tratta da una sequenza gregoriana che singolarme­nte (visto che l’avevo già scelta) torna oggi di attualità».

È oggi possibile trovare un nuovo che abbia valenza artistica?

«Il nuovo va immaginato, escogitato. Non esistono depositi di novità. È la mente umana a

partorirlo. Se però i parametri dell’artista diventano quelli del commercio, e il criterio quello dell’audience, la qualità crolla a capofitto». Come vede lo scenario artistico fiorentino?

«Non arrivo a definirmi un isolato, ma comunque cerco di guardare le cose da lontano, perché solo dalla distanza la mente riesce a prendere slancio. Non posso quindi giudicare gli ambienti artistici». Caratteris­tica delle sue composizio­ni è aver messo l’ascoltator­e al centro. Cosa significa?

«Io protesto contro l’oggettivit­à della partitura spesso teorizzata dalla musica contempora­nea. La musica è un linguaggio e, come tale, non esiste senza interpreta­zione umana: ha bisogno del compositor­e, degli esecutori e dell’ascoltator­e. Da questa nuova prospettiv­a, la musica diventa fisiologic­a, psicologic­a, emotiva, riacquista tutto quello che negli ultimi anni aveva perso». Perde la freddezza a cui ci avevano abituato le avanguardi­e. Diventa anche più comprensib­ile?

«La complessit­à d’ascolto dipende dalla mancanza di familiarit­à. La musica classica, purtroppo, arriva a una minoranza. È sempre stato così. Basti pensare che non sappiamo neanche dove sia seppellito Mozart per capire che, magari, i suoi contempora­nei non lo capivano». L’educazione musicale che non c’è nelle scuole italiane condanna le nuove generazion­i a una familiarit­à ancora più scarsa?

«La musica classica è oggi considerat­a cosa che richiede impegno, scacciato via da una società votata al divertimen­to. Dovremmo invece insegnare le gioie della musica e dei suoni naturali dell’ambiente, contaminat­o da fenomeno sonori diversi. È quello che vorrei fare con la mia musica».

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(Giovannini/ Opera di Santa Maria del Fiore) Primo piano Il maestro Salvatore Sciarrino dentro il Duomo di Firenze

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