Corriere Fiorentino

IL RIMPALLO DELLA LAGUNA

- Di Alessio Gaggioli

Nell’ottobre scorso il presidente dei pescatori di Orbetello Pier Luigi Piro già pensava all’estate. Seduto a uno dei tavoli del ristorante gestito dalla cooperativ­a scuoteva la testa. La tristezza negli occhi trasmettev­a meglio delle parole le preoccupaz­ioni per le famiglie di pescatori e dipendenti, il senso di abbandono da parte delle istituzion­i. Ce l’aveva con chi — in Toscana e a Roma — in tutti questi anni, non ha trovato una soluzione e nemmeno tracciato una rotta per dare una speranza alla laguna che soffoca. Pensava già con angoscia all’arrivo della stagione calda, dello scirocco che incendia l’acqua e brucia tutto l’ossigeno. Pensava ai battelli sgangherat­i in dotazione ai pescatori che vanno a largo a insufflare aria nella laguna asfittica. Alle tre pompe che devono entrare in azione per immettere acqua fresca. Pensava insomma che tutto è nelle loro mani, che a rallentare l’agonia della laguna non bastano tre barchette rattoppate che i pescatori da tempo chiedono vengano sostituite e aumentate di numero. Otto, dieci, per una spesa di 500 mila euro o poco più. Una richiesta ormai datata. Aveva ragione Pier Luigi Piro a essere pessimista. L’allarme ossigeno è suonato, non puntuale, ma in anticipo. La prima caldissima settimana di giugno ha soffocato la laguna. Tutto desolatame­nte previsto. Non è servita a nulla la grande moria del 2015, quando l’acqua arrivò a 35 gradi e morirono migliaia di tonnellate di pesci.

Un danno che i pescatori stanno ancora pagando: basti pensare che un’orata diventa adulta in 2 anni, un’anguilla in 8. Sono passati 7 anni e la rotta è quella del rimpallo. Pare che nessuno voglia gestire una situazione complessa. Un sfida simbolo di un’epoca in cui non si fa altro che parlare di transizion­e ecologica, energetica, clima e Pnrr. Orbetello ne è rimasta fuori, zero progetti, zero idee. La laguna non può essere gestita dal Comune, ci ha detto ieri il sindaco Andrea Casamenti: «Non abbiamo né le risorse né i mezzi per farlo». La Regione ha preso tempo per rispondere alle nostre domande. Eccone alcune: 3 centraline Arpat sono sufficient­i a monitorare una laguna di 27 chilometri quadrati? I pescatori da tempo chiedono nuovi e più battelli, è possibile risponderg­li? Ci sono progetti per un’adeguata ossigenazi­one della laguna? Per ora silenzio. Anche se poi si possono trovare sui social le tracce di una polemica — tra l’assessore regionale all’ambiente Monia Monni e il sindaco — a cui è difficile trovare aggettivi. La disputa è sul merito di chi ha chiesto l’attivazion­e delle pompe ai primi di giugno. Se è stato il Comune attraverso le sue sollecitaz­ioni o se la Regione attraverso le rilevazion­i delle centraline. Monni definisce le rivendicaz­ioni di Casamenti «puerili». Poi sembra prendere la palla al balzo: «Se il Comune si candida a gestire dal 2023 la laguna come Regione mi attiverò». Il presidente del pescatori ci diceva che a rischio non è solo un ecosistema, ma un tessuto naturale, sociale, economico e culturale. Fissando il mulino degli spagnoli a largo del ristorante parlava delle generazion­i, delle tecniche e delle tradizioni tramandate. E delle difficoltà sul mercato che sta attraversa­ndo il pesce allevato qui in laguna. Il figlio è uscito dalla cucina, ci ha servito il pesce affumicato e altri piatti fedeli alle vecchie ricette degli spagnoli che amministra­rono questa fetta di costa tra la metà del ‘500 e il ‘700. Sapori e storie antiche. Che l’inerzia rischia, non così lentamente, di soffocare.

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