Referendum, la Toscana vota meno dell’Italia «Dal 1997 un istituto che non funziona più»
Quorum raggiunto in soli 14 Comuni. Nardella: una clamorosa sconfitta della Lega
Nel giorno in cui i referendum hanno fatto segnare la più bassa affluenza di sempre, la Toscana è andata alle urne ancora meno della media nazionale. Solo il 19,57% degli aventi diritto infatti si è espresso sui cinque quesiti abrogativi sulla giustizia, contro il 20,9% registrato in Italia. Un flop su cui Salvini, che li ha promossi, deve riflettere, attacca il Pd, mentre la Lega parla di scarsa informazione data dalle televisioni.
Il quorum è rimasto lontanissimo (a Firenze ha votato solo il 17%) e anche se non validi i risultati referendari in Toscana hanno visto prevalere il sì per tutti i quesiti: il numero 1 col 53,97%, il numero 2 con il 54,68%, il quesito 3 al 74,45%, il 4 al 71,97%, e il quesito 5 col 72,74%. La provincia dove si è votato di più è stata quella di Pistoia con un’affluenza del 31,38%, Livorno è quella dove si è votato di meno attestandosi al 15,66%. Campagnatico (Grosseto) e Montemignaio (Arezzo) la maggior partecipazione al voto referendario con un’affluenza sopra il 60%. Analizzando i dati si vede che il voto referendario è stato «trainato» da quello delle amministrative, tanto che in 14 Comuni sui 28 che andavano al voto per il sindaco è stato raggiunto il quorum.
«Deve essere fatto, da parte di chi propone referendum del genere, un’esame di coscienza ed anche Salvini, quando si è impegnato sui referendum, queste riflessioni avrebbe dovuto farle — ha affermato Eugenio Giani, presidente della Regione — I referendum devono essere chiari, devono essere su questioni generali, altrimenti la gente dice che questo è compito dei parlamentari, e viene fatta fare una cattiva figura anche alle istituzioni». Più duro il sindaco di Firenze, Dario Nardella. «Quanto accaduto è una clamorosa sconfitta della Lega, ho sentito che Salvini, sicuro di andare al Governo, farà la riforma che non è riuscito a fare con il referendum. Se i numeri con cui lui pensa di vincere sono gli stessi con cui gli italiani sono andati a votare i suoi referendum auguri a Salvini», il suo commento. «Dal 1997 il referendum abrogativo non raggiunge più il quorum — ha aggiunto Nardella — È sotto gli occhi di tutti il problema di un istituto referendario previsto dalla Costituzione, ma che non funziona più anche perché, a mio avviso, è stato calato troppo in scelte tecnicistiche che i cittadini non hanno la possibilità e il tempo di valutare. Mi chiedo se il referendum fosse stato su eutanasia e cannabis se non ci sarebbe stata ben altra affluenza».
«Non è stato un errore promuovere il referendum, il problema giustizia, sia civile che penale, è reale e ben visibile a tutti — replica il commissario della Lega in Toscana, Mario Lolini — Mi aspettavo un po’ di più, è vero, anche se era molto difficile il quorum, ma c’è stato un black out mediatico su tutte le televisioni, anche quella di Stato.
Ora il Parlamento deve avere coraggio. E nel caso faremo la riforma della giustizia nella prossima legislatura. Al di là di chi vince e chi perde — conclude il parlamentare — occorre riflettere sulla partecipazione dei cittadini, bassa anche alle amministrative; questo è il vero nodo».
«Dispiace vedere che così tante persone hanno scelto di non votare. Quando i cittadini rinunciano ad esercitare il loro diritto di voto, è sempre un fallimento — dice Francesco Torselli, capogruppo di FdI in Regione — Evidentemente in questo Paese ci sono dei poteri intoccabili, basta considerare quanto poco spazio sia stato dato dai media ai questi referendari. Abbiamo perso, oltre a molti fondi pubblici, i referendum costano, anche un’occasione per riformare parzialmente la giustizia».