Si è arenato il dialogo comitati-Palazzo Vecchio «Chiediamo un Consiglio comunale aperto»
È stato solo il primo appuntamento. Il secondo è previsto il 20 giugno, in piazza dei Ciompi. Si può però già trarre una conclusione: il dialogo tra residenti del centro e Palazzo Vecchio sembra essersi arenato. Si torna a raccogliere firme, per ottenere consigli di quartiere aperti e chiedere di rivedere «un modello di città che ha reso Firenze invivibile». Inoltre prossimamente sarà indirizzata al presidente ed ai consiglieri la richiesta di un Consiglio Comunale aperto.
Lunedì. Oltrarno. Sala delle Leopoldine. Un centinaio di abitanti del quartiere 1 è all’incontro promosso dai comitati «Manoiquandosidorme» e «Oltrarno Futuro». Giuliano, uno degli organizzatori, si dice «dispiaciuto di vedere così tante gente»: «L’amministrazione è brava solo agli orali. Tanti annunci, che poi non vengono mai fatti rispettare». A cominciare dal divieto di alcol da asporto in area Unesco, dopo le 21: «Abbiamo cause vinte in Cassazione, niente è cambiato. L’area è il 5% della città, ma ha il 65% delle attività di somministrazione: tavolini ovunque, inquinamento acustico, posti persi». Inutili decine di esposti, sanzioni, chiusure temporanee. E allora «una possibilità è la causa al Comune per omissione di atti d’ufficio e danni alla salute pubblica. In una recente intervista il sindaco ha detto che è stato eletto nei quartieri periferici: ci vede come pochi anziani che stanno per morire. Toccate ferro».
Poi il tono torna serio: «Il disagio non riguarda solo gli stalli rubati in Ztl e Zcs, o il nome del locale che ci tiene svegli: tanti genitori passano notti insonni anche a Scandicci e Campi, aspettando i figli che si sballano». Una proposta è l’installazione di fonometri: «Non scordiamoci del precedente di Torino: lì il Comune è stato condannato nel 2021 per il rumore». Poi spazio agli interventi. Francesco, dell’occupazione di via del Leone, se la prende con la gentrificazione di San Frediano: «Prima c’erano le case popolari. Ora campanelli senza più cognomi: solo turisti». Anche Marta del comitato «Palomar» parla di «venezizzazione» e chiede detassazioni alle start up e agli artigiani. Una residente di piazza Tasso lamenta di «non sentire più l’odore dei tigli, ma quello delle bistecche». Una giovane non tollera «l’ipocrisia delle inutili assemblee aperte del Comune, come per Costa San Giorgio».
Antonio ricorda con nostalgia il rione che fu: «Se non facevi la spesa, i negozianti venivano a chiederti se andava tutto bene. Durante la pandemia sembrava The day after: qui non ci abita più nessuno». Benedetta lancia l’allarme per piazza Tasso: «Parlano di riqualificazione. Già piazza del Carmine è morta, vogliono mandare via bambini e cani anche da qui». Massimo si dice preoccupato per una «turistificazione che segue le linee tramviarie, dove spuntano studentati».
Confronto Un centinaio di residenti lunedì sera alle Leopoldine e lunedì un altro incontro in piazza dei Ciompi: «Modello di città da rivedere»