L’annuncio sulla Calza: riapriremo la chiesa Il saluto al parroco ucraino
«Sono lieto di poter comunicare che, terminate le operazioni relative alla cessione del Convitto della Calza, la chiesa di San Giovanni Battista ad esso annessa, rimasta nella proprietà dell’arcidiocesi, tornerà come avevamo già annunciato ad aprire le sue porte ai fedeli, affidata all’Opera della Madonnina del Grappa, che ringrazio per la generosa collaborazione». Così l’arcivescovo Betori ha annunciato all’assemblea del clero fiorentino, riunito ieri mattina a Santa Maria del Fiore, la riapertura della chiesa della Calza, chiusa da tempo tra le proteste dei fedeli per le vicende legate alla vendita del Convitto della Calza, finito ai privati.
La vicenda della chiesa di San Giovanni Battista della Calza risale al 2020, quando fu chiusa dopo che il rettore, don Silvano, ormai novantenne, lasciò per motivi di età e salute e ad essa si è aggiunta ad inzio del 2021 la vendita del Convitto a una società di cui ancora oggi non si sa nulla, tranne che trasformerà il complesso da casa di ferie e centro congressi come era in un complesso ricettivo oltre che di servizi.
Dai fedeli partì una lettera appello per tutelare il luogo di culto a due passi da Porta Romana e la Diocesi, proprietaria del Convitto trecentesco, spiegò che la chiesa non sarebbe stata venduta. Lo scorso anno la chiesa-oratorio fu transennata per la necessità di lavori dopo la caduta di alcuni calcinacci e ieri è arrivata la svolta. L’arcivescovo non ha fornito dettagli sui tempi e sui modi, ma la riapertura dovrebbe avvenire a cura della Madonnina del Grappa, l’opera fondata da don Giulio Facibeni, a settembre, mese nel quale diventano effettivi i cambiamenti annunciati durante l'assemblea del clero, come quelli che riguardano i parroci. E tra i mutamenti c’è la conclusione per padre Volodymyr Voloshuyn (della diocesi di Lviv – Ucraina), prete della parrocchia ucraina dei Santi Simone e Giuda e punto di riferimento della comunità ucraina, quasi tutta composta di donne, in questi mesi di guerra e sofferenza, ma anche di accoglienza di chi è fuggito dal Paese. L’arcivescvo ha ricordato anche che la diocesi «si arricchisce di tre nuovi sacerdoti, ordinati lo scorso aprile: don Marco Tognaccini, don Álvaro Yobaly Flores Dinarte e don Stefano Urbani», nonché di due diaconi permanenti, ordinati domenica scorsa: Matteo Cerboneschi e Alessandro Fei.
Betori
Terminate le opere relative alla cessione del Convitto la chiesa ad esso annessa sarà affidata alla Madonnina del Grappa