Asghar Farhadi Maestro del Cinema
Il Premio Oscar iraniano riceverà il riconoscimento il 16 luglio
Sarà ricordata come quella delle «prime volte», l’edizione 2022 del Premio Fiesole ai Maestri del Cinema. Il prestigioso riconoscimento conferito dal Comune in collaborazione con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani Gruppo Toscano e la Fondazione Sistema Toscana, andrà infatti ad un regista del Medio Oriente, l’iraniano Asghar Farhadi. Sarà il primo riconoscimento italiano per lui, già vincitore di due Oscar come miglior film straniero nel 2011 con Una separazione e nel 2017 con Il cliente e di numerosi premi a Festival internazionali. Inoltre, a lui sarà dedicata la prima monografia italiana — a cura di Simone Emiliani con i contributi dei soci del Sncci, per le Edizioni Ets di Pisa — un libro che affronta con libertà e originalità temi che nel nostro Paese non sono stati mai approfonditi, come la giustizia, il forte legame di Farhadi con il teatro e con i grandi Maestri del passato. «Il Premio ha voluto allargare il suo sguardo, aprendosi al Medio Oriente e di questo non possiamo che essere orgogliosi» ha detto Anna Ravoni, sindaco di Fiesole durante la presentazione presso Villa San Michele, A Belmond Hotel. La serata di premiazione, che si svolgerà sabato 16 luglio al Teatro Romano con ingresso gratuito, si aprirà alle 20.45 con un incontro con il regista e la presentazione del volume monografico. Dopo la consegna del premio alle 22.00 sarà proiettato il film Una separazione. L’evento sarà accompagnato da una retrospettiva del regista premiato, a luglio al Piazzale degli Uffizi nell’ambito della rassegna «Apriti cinema» (sabato 2: Il passato; sabato 9: Il cliente) e ad agosto al Teatro di Fiesole, per «Stensen d’Estate» (domenica 7: Un eroe; domenica 14: Tutti lo sanno). «È un autore che ha saputo raccontare la società iraniana con uno sguardo universale — ha detto Marco Luceri, coordinatore del Sncci Gruppo Toscano — I suoi film, le sue storie e i suoi personaggi, testimoni delle trasformazioni che vive il suo Paese, non hanno infatti mai smesso di stupire e di far riflettere anche noi spettatori occidentali». «La sua Teheran è animata da enigmi, contrasti morali, lotte familiari, dubbi di coscienza che ricordano sia il neorealismo italiano che i thriller morali — ha spiegato Massimo Tria, direttore artistico del premio — Nel suo grande cinema non si può rimanere indifferenti, ma non esiste una sola “Verità” per cui parteggiare, bensì piuttosto una enigmatica “assenza” da ricostruire insieme».