L’EREDITÀ DI COMPANY, MAESTRO MILITANTE CHE INNOVÒ LA CHITARRA
Sabato notte si è spento nella sua casa di Firenze Alvaro Company, chitarrista, compositore e didatta, figura cardine della musica italiana del secondo dopoguerra. Avrebbe compiuto 91 anni il 25 giugno. Malato da tempo, ma sempre circondato dall’affetto dei suoi cari (la figlia Alina, violinista, nata dal matrimonio con la pianista Maria Tipo, gli è stata vicino fino all’ultimo), ci ha lasciati serenamente, quasi con discrezione; un po’ com’era lui, con quel suo carattere dalla gentilezza timida. Eppure in gioventù si era distinto per una vivacità intellettuale anche polemica e mai supina, per curiosità e apertura verso tutto quello che nel linguaggio musicale era sperimentale e innovativo, vivendolo da entusiasta militante. Nato a Firenze da una famiglia argentina, aveva compiuto lì i suoi primi studi di chitarra; e la scintilla definitiva era scoccata grazie a una trasmissione radiofonica: un recital di Andrés Segovia, leggenda della chitarra. Del suo mito sarebbe diventato allievo durante i rinomati corsi estivi della Chigiana di Siena, ma mantenendo con lui un rapporto alterno: da un lato l’ammirazione incondizionata, dall’altro la volontà di prendere le distanze da un gusto e un’estetica legate a una dimensione tardoromantica, e che il giovane Company avvertiva ormai come superate. È in quelli stessi primi anni Cinquanta che, con altri cinque amici musicisti, dà poi vita a un cenacolo animato dal fermo desiderio di portare la musica su vie nuove: la Schola Fiorentina, di cui facevano parte anche il compositore Carlo Prosperi e il poliedrico Sylvano Bussotti. Company era rimasto l’ultimo di quel gruppo che ebbe la benedizione di Luigi Dallapiccola. Ed è stato grazie a Company, alla sua infaticabile opera di interprete (ha tenuto a battesimo lavori di Maderna, Prosperi, Milhaud, e per anni ha formato un duo stabile con il violinista Sergio Dei) e di compositore, che la chitarra è entrata a far parte stabilmente del repertorio contemporaneo, come ricorda Vincenzo Saldarelli nelle recenti pagine su Il Fronimo dedicate alla Schola Fiorentina. Anche lui uno dei tanti, tantissimi allievi forgiati dagli insegnamenti di Company, che dal 1960 al 1997 ha tenuto la cattedra di chitarra al Conservatori o Cherubini di Firenze, allora una delle primissime in tutta Italia. Sapeva ascoltare, sapeva incoraggiare, hanno detto molti di loro. E il Conservatorio quanto il Lyceum Club sono state le uniche realtà fiorentine che regolarmente hanno valorizzato, con le loro manifestazioni, la sua figura di musicista. Importante è stato poi il contributo innovativo dato da Company alla tecnica chitarristica. Per sua espressa volontà, non si terranno i funerali. Ma allievi e amici lo ricorderanno il 27 giugno (ore 21) al Cherubini.