Corriere Fiorentino

«Il biliardino come una slot machine? Ma che bischerata...»

Tra i gestori degli stabilimen­ti e dei circoli dopo l’entrata in vigore del decreto che equipara calcino e ping pong a videopoker e slot

- Gabriele Noli Lorenzo Sarra

Il biliardino come un gioco d’azzardo. È l’effetto del decreto dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli che costringe i gestori di circoli o stabilimen­ti baleari a pagare una tassa, oppure rinunciare a uno dei giochi più popolari che ci siano: «Gioco d’azzardo? Che bischerata...», dicono gli intervista­ti.

«Con tutti i problemi a cui dobbiamo pensare, ci mancava solo la multa per il biliardino...». Già logorati dalla prospettiv­a di veder finire all’asta le concession­i balneari dal 2024 (a meno di una proroga), i titolari dei bagni della Passeggiat­a di Viareggio reagiscono con un misto di sconforto e incredulit­à al decreto dell’Agenzia delle Accise, delle Dogane e dei Monopoli, in vigore da qualche settimana, che di fatto equipara biliardino, ping pong e flipper installati in locali pubblici ai giochi d’azzardo, alle slot machine e ai videopoker.

Occorrerà dunque versare l’imposta sugli intratteni­menti (l’8% sull’imponibile medio forfettari­o, per ogni singolo apparecchi­o) ed essere provvisti di un certificat­o identifica­tivo e di un «nulla osta di messa in esercizio» per non incorrere in multe fino a 4mila euro. «Quando l’ho letto, sono caduto dalle nuvole: non mi sembrava vero», commenta con un sorriso sarcastico Luca Lippi, titolare del Bagno Sole e presidente dei balneari di Viareggio, serissimo invece nell’annunciare che «come associazio­ne daremo mandato al nostro legale di approfondi­re».

Di controlli, però, da queste parti (al contrario della costa livornese e pisana) nessuno ne ha ricevuti. Almeno per ora. «Forse toglierò il biliardino», ipotizza Lippi. Gli altri, invece, seppur colti alla sprovvista, lo lasceranno al suo posto. Il decreto, comunque, stabilisce che le incombenze burocratic­he spettano al gestore dell’apparecchi­o. «Per i bambini è un modo per stare insieme e divertirsi: paragonarl­o al gioco d’azzardo mi sembra una bischerata», afferma Paola Mannozzi del

Bagno Annita. Parole e tono di voce cambiano da uno stabilimen­to all’altro, ma il coro di dissenso è unanime. E c’è chi ricorre all’ironia. «È più pericoloso il burraco, perché lì ci si gioca una spuma o un caffè...», dice una signora.

A Firenze — quando informiamo il barista del chiosco «Il Tempio», sui lungarni — la sua espression­e è da «Ma cché se’ grullo?». Serve mostrare sullo smartphone l’articolo, colo del Corriere della Sera, per fargli capire che non è su Scherzi a parte. «Non ne sapevamo niente — dice, dietro al banco, Vincenzo Lenzone — a noi il calciobali­lla ce lo ha portato la Sammontana come sponsor. È gratis, non c’è nemmeno da azionarlo col gettone. Chiediamo il documento solo per la pallina».

Il biliardino qua va ancora molto: «Soprattutt­o babbi e mamme ci giocano con i figli piccoli. Che ci sia il rischio che qualcuno ci punti d’azzardo, stile videopoker, mi pare assurdo. Esistono pure le scommesse sui galli, ma mica si chiudono i pollai».

Situazione considerat­a quasi comica anche al circolo Arci «Il Progresso» di via Vittorio Emanuele II: «Il pingpong un gioco d’azzardo? — ride il presidente Fabrizio Poli — ma se è uno sport che si fa anche alle olimpiadi?». Al cirper la verità, di racchette e tennis tavolo neanche l’ombra. Resiste però un calcino profession­ale della Uisp, usato anni fa dalla squadra del circolo: «Ma ormai — spiega Poli — i ragazzi di oggi non ci giocano più. Tant’è che al momento lo usiamo come pianale per la scuola di fumetti che organizzia­mo per i bambini. L’Arci dal primo giugno ha fatto circolare una comunicazi­one sul via libera al biliardino dopo il Covid, ma il nostro problema è che mancano proprio i giocatori». Niente «rollate» e «sponde» ai circoli Andreoni di Coverciano e Via Nuove di Gavinana: «Non li teniamo più», dicono i gestori.

A Settignano, invece, c’è ancora, ma si cade sempre dalle nuvole sul decreto: «In ogni caso — dice la barista Sofia Halicioglo­u — qui non si paga né per il calcioball­illa né per il ping pong. C’è solo da dare una cauzione di cinque euro per le racchette. Di soldi non ne girano per l’affitto, figuriamoc­i per le scommesse». Una signora aggiunge: «Qui le ultime puntate c’erano vent’anni fa con gli anziani a briscola: 50 centesimi a partita. Non abbiamo nemmeno più il flipper da inizio 2000». E sul tema interviene anche l’eroparlame­ntare della Lega Susanna Ceccardi. «Ci voleva — attacca — la peggior combinazio­ne di burocrazia, ossessione per le tasse e pazzia per arrivare a colpire tavoli da ping pong, biliardini e flipper».

I balneari Daremo mandato ai nostri legali di approfondi­re la questione

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Divertimen­to Il biliardino di Lungarno del Tempio a Firenze è un punto di ritrovo per grandi e piccoli
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A sinistra un biliardino in un bagno di Viareggio. Nel tondo un biliardino coperto da un tavolo in un circolo ricreativo di Firenze Il decreto entrato in vigore ai primi di giugno equipara calciobali­lla, ping pong e flipper ai videopoker e alle slot machine e impone ai titolari dei locali il pagamento di un’imposta
Vuoto A sinistra un biliardino in un bagno di Viareggio. Nel tondo un biliardino coperto da un tavolo in un circolo ricreativo di Firenze Il decreto entrato in vigore ai primi di giugno equipara calciobali­lla, ping pong e flipper ai videopoker e alle slot machine e impone ai titolari dei locali il pagamento di un’imposta

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