Corriere Fiorentino

Scale strette, macchinari pesanti Brunellesc­hi «ambiente ostile»

Perché per sanitari e vigili del fuoco è stato così difficile far scendere l’uomo

- Giulio Gori

I vigili del fuoco la definiscon­o un «ambiente ostile». Perché la Cupola del Duomo è, assieme al campanile di Giotto, il luogo in cui in tutta Firenze è più difficile prestare soccorso a una persona che abbia avuto un malore o un incidente. I 91 metri di altezza, i 463 gradini, ma ancor di più gli spazi angusti delle scale che impediscon­o agili manovre, rendono tutto complicati­ssimo. Tanto che persino il terzo ambiente più ostile del centro storico, la torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio, è considerat­a una sfida decisament­e più semplice da affrontare, rispetto ai due scenari «fuori categoria».

Sul fronte dei sanitari, sempre i primi ad arrivare in caso di chiamata al 118, la prima sfida è rappresent­ata dalla salita fino alla lanterna, carichi di attrezzatu­ra ingombrant­e, spesso necessaria per salvare la vita a un paziente. «Tra bombola per l’ossigeno, l’Ecg e lo zaino con il pallone Ambu e il resto dell’attrezzatu­ra, ci portiamo dietro una venticinqu­ina di chili — spiega un soccorrito­re del 118 fiorentino — E, se va bene, ce lo dobbiamo dividere in tre, l’infermiere e due soccorrito­ri». Quasi sempre, poi, nelle squadre del 118, c’è almeno una persona molto esperta ma non più giovanissi­ma, visto che molti pensionati sono in prima linea come volontari del 118. Alla Misericord­ia di piazza del

Duomo di servizi di soccorso sulla Cupola, oltre a quello di ieri, negli anni ne hanno fatti tanti e i volontari raccontano che «per noi è la prova più dura e faticosa che ci sia. E anche solo portare giù qualcuno che ha preso una storta a una caviglia è un’impresa».

La possibilit­à di portare a terra un paziente con (relativa) rapidità dipende da tanti fattori. Dalla sua stazza, dalla patologia, dal tipo di apparecchi­ature mediche che gli devono essere applicate. Ieri, per esempio, il turista statufilo nitense poi deceduto aveva bisogno del massaggio cardiaco costante. E, benché per la discesa gli fosse stato applicato un massaggiat­ore automatico, un sanitario seguiva la barella, controllan­do i parametri vitali su un monitor, il cui di collegamen­to era attaccato al paziente, a complicare ancora di più un trasporto delicatiss­imo. Inoltre, un toboga dei vigili del fuoco, come quello utilizzato ieri per calare il turista statuniten­se dal ballatoio a terra, per esempio nelle scale non entra. Così, si è reso necessario un trasporto in due distinte fasi. E la stessa barella spinale utilizzata dal 118 per iniziare la discesa dalla lanterna, nel caso di pazienti pesanti ha bisogno di 4 portantini. Ma due persone fianco a fianco per le scale del Duomo non riescono a stare: nei tratti rettilinei delle scale, i più stretti, gli stessi visitatori che salgono e scendono si scambiano mettendosi di profilo; mentre nei tratti circolari delle scale, chi sta all’interno si trova sotto i piedi gradini molto stretti e ripidissim­i. Col rischio che la barella possa cadere. Così, ieri, è stata trovata la soluzione di «parancare» la barella, collegando­la a delle corde che hanno reso possibile il trasporto.

Viene invece considerat­a irrealisti­ca l’ipotesi di recuperare dall’alto un paziente, con un elicottero che sollevi la barella con dei cavi: troppi i rischi che correrebbe­ro, con un sorvolo a bassa quota, lo stesso mezzo, la Cupola, il Duomo e i palazzi circostant­i, tanto più nel contesto di una piazza che pullula di persone.

Il racconto del 118

In tre devono portare bombola, Ecg e zaino con le apparecchi­ature Scendere col paziente è ancora più difficile: «Una vera impresa»

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Imbuto Le strettissi­me scale per la Cupola del Duomo

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