Furti in ospedale, sfogo del babbo «Non ho parole solo disprezzo»
Così Romei, dopo aver perso la figlia, ha scoperto come la Oss di Prato rubava i bancomat
«Se potessi guardarla negli occhi resterei in silenzio, nessuna parola potrebbe esprimere il disprezzo che ho per il suo gesto». Carlo Paolo Romei ha 80 anni. Dice così della operatrice sanitaria di 55 anni che nei giorni scorsi è stata sorpresa a rubare i bancomat delle persone in fin di vita nel reparto dove lavorava, quello di Chirurgia dell’ospedale Santo Stefano. Tra queste c’era quella di sua figlia Antonella, di 53 anni, morta per una malattia. Ed è stata proprio la denuncia dell’uomo ad attivare l’indagine che ha portato all’individuazione di questa pratica criminale odiosa e alla denuncia per furto e frode informatica nei confronti della Oss. «È stata mia moglie a convincermi a denunciare. Per me è una soddisfazione morale, tanto è vero che abbiamo deciso di dare in beneficenza ciò che semmai verrà recuperato: alla parrocchia, all’ospedale Meyer o a famiglie che hanno bisogno di fare la spesa».
«Aveva più carte e le usava a ripetizione», spiegano gli investigatori dell’Arma. Le spese venivano fatte in negozi di Prato, Firenze — dove l’operatrice risiede — e Scandicci, in date e orari incompatibili con la situazione, visto che i derubati erano persone ricoverate e per la gravità della loro degenza non potevano certamente usare i bancomat. Da quanto emerge la donna, una rumena, avrebbe trafugato le carte dai cassetti a fianco ai letti dei degenti una volta che questi erano incoscienti.
«Quando controllai i documenti di mia figlia — racconta Romei — vidi che c’era la carta di credito e non il bancomat. Lì per lì non detti peso alla cosa, pensai le avesse unificate. Passato qualche giorno però notai dei prelievi anomali, se non altro quelli successivi alla sua morte: erano tutti sotto i 25 euro, la maggior parte in supermercati pratesi e in parafarmacie di Scandicci. Abbiamo fatto un estratto conto e rispetto al periodo preso in esame venivano fuori 320 euro di spese. Impossibile!». Su suggerimento della moglie Graziella l’uomo si muove: «Ho portato una copia dei documenti bancari ai carabinieri e una all’Ufficio protocollo dell’Asl in piazza dell’Ospedale a Prato. Sono andato anche nel reparto di Chirurgia e l’ho detto alla caposala, che mi ha subito risposto che poteva benissimo esser stato qualcuno di esterno all’ospedale. Io non ho replicato, ho detto che avrebbero cercato di capirlo gli investigatori».
La denuncia era comunque un atto di stizza «nel dolore, ma senza aspettative reali». «Pensavo fosse impossibile arrivare alla verità. Ma due giorni dopo i carabinieri mi hanno richiamato dicendo che avevano individuato la presunta responsabile, questa signora. Ci è dispiaciuto enormemente per la memoria di nostra figlia, ma abbiamo saputo reagire come si deve. Generalmente le persone non denunciano perché in queste situazioni sono prese dal dispiacere e se manca qualche centinaio d’euro lasciano perdere». Anche se si trova in «ferie forzate» l’Oss non è stata ancora sospesa: sarebbe responsabile di altri furti che gli investigatori stanno verificando.
Giorgio Bernardini
Se potessi guardare negli occhi chi ha fatto certe cose resterei in silenzio Mi accorsi che mancavano 320 euro dal conto e ho portato i documenti ai carabinieri La denuncia è stata un gesto di stizza