CHE SIA LA MOSSA BUONA?
La mossa è stata oltremodo lunga, di quelle estenuanti ormai diventate consuetudine anche nel Palio. Ma questa volta potrebbe essere buona. Nell’esporre la rielaborazione riveduta e irrobustita del piano industriale di Banca Mps l’Ad Luigi Lovaglio si è mostrato molto ottimista: «Ce la faremo facendo emergere il grande valore del Monte rimasto silente o sottovalutato». I capisaldi essenziali della prospettiva disegnata sono realistici e raggiungibili. Entro fine anno sarà esecutivo l’aumento di capitale di 2,5 milioni ed entro novembre le circa 3.500 delle 4.200 uscite volontarie. Le autorità europee non dovrebbero fare opposizione alla lieve proroga impostata. I fattori che hanno permesso di delineare una ripresa rigorosamente calcolata sono due: da un lato, grazie alla reputazione accumulata, l’Ad ha ottenuto la partecipazione all’aumento di capitale di un solido gruppo di banche, dall’altro ha separato la visione industriale da quella dell’aumento di capitale in modo da conseguire un’articolazione più agevole delle operazioni. La finalità del tutto prioritaria è il consolidamento di Mps in quanto tale. A renderlo effettivo saranno l’impegno dei lavoratori e un’ottimizzazione della struttura organizzativa attuata con gradualità. «L’aumento di capitale — ha sottolineato Lovaglio — consentirà finalmente alla banca di rafforzare il suo ruolo a beneficio dei territori e delle piccole e medie imprese».
«Un compito decisivo nella fase difficile e complessa della gestione al meglio dei fondi del Pnrr». Insomma, se questa attesa mossa è convincente e dovrebbe consentire il nihil obstat di Bruxelles e Francoforte entro novanta giorni, non per questo mancheranno traiettorie ardue da superare. I sindacati, ad esempio, hanno reclamato di essere criticamente partecipi di tutto il percorso da compiere. Il sindaco di Siena Luigi De Mossi ha commentato il documento dicendo di trovarvi «pieno riscontro» con le indicazioni unanimamente fissate dal Consiglio comunale e ha ribadito che dovrà essere salvaguardata una ristrutturazione che non comprometta la radicata operatività territoriale senza peraltro escludere proiezioni ben più ampie. A questo proposito Lovaglio ha insistito nell’attenersi a ciò che è indispensabile fare ora,
hic et nunc. «Non dico che non sarebbe conveniente avere un
anchor investor, dico che non è necessario, ma siamo aperti a ogni discussione con chiunque possa rappresentare un investitore di lungo periodo che voglia accompagnare un futuro di crescita e sviluppo della banca».
Intanto è urgente far leva da parte di tutti i soggetti coinvolti su questo primo tempo. Quasi un primo giro della pista di tufo del Campo come premessa di eventuali ulteriori sviluppi. Se di primo acchito la Borsa non ha reagito con euforia, ciò non deve allarmare. Le chances per portare il Monte dei Paschi di Siena fuori dalla crisi che attraversa non sono fantasiose. Anche talune indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi a proposito di un’ennesima vicenda giudiziaria all’orizzonte e di dissensi tra la Procura di Milano e il gip Guido Salvini relativamente all’indagine in corso promossa da Mps su ipotesi di insider trading da parte dell’ex amministratore delegato Guido Bastianini e del finanziere Giuseppe Bivona, referente del fondo Buebell Partners, sembrano, a quanto si dice, del tutto prive di consistenza.
C’è dunque da sperare che, con la presentazione del piano Lovaglio, le molteplici tempeste attraversate dal Monte facciano parte ormai di un passato che ha recato danni non solo d’immagine all’antica gloriosa banca di Siena.