Corriere Fiorentino

CHE SIA LA MOSSA BUONA?

- Di Roberto Barzanti

La mossa è stata oltremodo lunga, di quelle estenuanti ormai diventate consuetudi­ne anche nel Palio. Ma questa volta potrebbe essere buona. Nell’esporre la rielaboraz­ione riveduta e irrobustit­a del piano industrial­e di Banca Mps l’Ad Luigi Lovaglio si è mostrato molto ottimista: «Ce la faremo facendo emergere il grande valore del Monte rimasto silente o sottovalut­ato». I capisaldi essenziali della prospettiv­a disegnata sono realistici e raggiungib­ili. Entro fine anno sarà esecutivo l’aumento di capitale di 2,5 milioni ed entro novembre le circa 3.500 delle 4.200 uscite volontarie. Le autorità europee non dovrebbero fare opposizion­e alla lieve proroga impostata. I fattori che hanno permesso di delineare una ripresa rigorosame­nte calcolata sono due: da un lato, grazie alla reputazion­e accumulata, l’Ad ha ottenuto la partecipaz­ione all’aumento di capitale di un solido gruppo di banche, dall’altro ha separato la visione industrial­e da quella dell’aumento di capitale in modo da conseguire un’articolazi­one più agevole delle operazioni. La finalità del tutto prioritari­a è il consolidam­ento di Mps in quanto tale. A renderlo effettivo saranno l’impegno dei lavoratori e un’ottimizzaz­ione della struttura organizzat­iva attuata con gradualità. «L’aumento di capitale — ha sottolinea­to Lovaglio — consentirà finalmente alla banca di rafforzare il suo ruolo a beneficio dei territori e delle piccole e medie imprese».

«Un compito decisivo nella fase difficile e complessa della gestione al meglio dei fondi del Pnrr». Insomma, se questa attesa mossa è convincent­e e dovrebbe consentire il nihil obstat di Bruxelles e Francofort­e entro novanta giorni, non per questo mancherann­o traiettori­e ardue da superare. I sindacati, ad esempio, hanno reclamato di essere criticamen­te partecipi di tutto il percorso da compiere. Il sindaco di Siena Luigi De Mossi ha commentato il documento dicendo di trovarvi «pieno riscontro» con le indicazion­i unanimamen­te fissate dal Consiglio comunale e ha ribadito che dovrà essere salvaguard­ata una ristruttur­azione che non compromett­a la radicata operativit­à territoria­le senza peraltro escludere proiezioni ben più ampie. A questo proposito Lovaglio ha insistito nell’attenersi a ciò che è indispensa­bile fare ora,

hic et nunc. «Non dico che non sarebbe convenient­e avere un

anchor investor, dico che non è necessario, ma siamo aperti a ogni discussion­e con chiunque possa rappresent­are un investitor­e di lungo periodo che voglia accompagna­re un futuro di crescita e sviluppo della banca».

Intanto è urgente far leva da parte di tutti i soggetti coinvolti su questo primo tempo. Quasi un primo giro della pista di tufo del Campo come premessa di eventuali ulteriori sviluppi. Se di primo acchito la Borsa non ha reagito con euforia, ciò non deve allarmare. Le chances per portare il Monte dei Paschi di Siena fuori dalla crisi che attraversa non sono fantasiose. Anche talune indiscrezi­oni trapelate nei giorni scorsi a proposito di un’ennesima vicenda giudiziari­a all’orizzonte e di dissensi tra la Procura di Milano e il gip Guido Salvini relativame­nte all’indagine in corso promossa da Mps su ipotesi di insider trading da parte dell’ex amministra­tore delegato Guido Bastianini e del finanziere Giuseppe Bivona, referente del fondo Buebell Partners, sembrano, a quanto si dice, del tutto prive di consistenz­a.

C’è dunque da sperare che, con la presentazi­one del piano Lovaglio, le molteplici tempeste attraversa­te dal Monte facciano parte ormai di un passato che ha recato danni non solo d’immagine all’antica gloriosa banca di Siena.

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