Monte, il piano riparte da Siena
Il sì di quattro colossi all’aumento di capitale, l’annuncio di tagli a Cda, direzioni e filiali. «Torniamo banca, chiara e semplice» L’Ad Lovaglio a Rocca Salimbeni mette al centro territorio e marchio. Previsti 4 mila esuberi
SIENA Sarebbe stato più comodo presentare il piano industriale a Milano, spiega l’Ad di Banca Mps Luigi Lovaglio, e invece. Invece ha voluto riportare l’attenzione su Rocca Salimbeni, ed è il primo segnale della nuova strategia che taglia sì, dipendenti e filiali, ma rimette anche al centro marchio e territorio.
SIENA I numeri restano quelli, ma la visione è tutta un’altra. Luigi Lovaglio, amministratore delegato e direttore generale di Banca Monte dei Paschi, ieri ha presentato il nuovo piano industriale al 2026 a Siena, nella Rocca dove i giornalisti non mettevano piede da almeno cinque anni. «Sarebbe stato più comodo farlo a Milano, ma è giusto farlo qui». Con queste parole l’Ad ha tracciato la linea incaricata di dare alla banca un futuro affidandosi alla strumentazione tipica della «vecchia scuola» per riportare il Monte ad essere «una chiara e semplice banca commerciale».
L’aumento di capitale da 2,5 miliardi sarà fatto nel quarto trimestre dell’anno — già domani sarà presentata richiesta alla Bce, entro settembre dovrebbe tenersi l’assemblea dei soci per il via libera — e la novità di rilievo rispetto alle precedenti «edizioni» è che questa volta c’è l’accordo di presottoscrizione con quattro colossi del sistema bancario globale: Bank of America, Citigroup. Crédit Suisse e Mediobanca sottoscriveranno i 900 milioni di aumento se non dovessero trovarsi altri investitori interessati, stante che il Tesoro ha confermato il proprio sostegno con la disponibilità a sottoscrivere i circa 1,6 miliardi corrispondenti alla sua quota (64,23%). Una garanzia non da poco: «È molto importante avere questo gruppo rispettabile di banche che si fidano e si trovano a proprio agio con il piano industriale. Abbiamo l’appoggio totale del ministero. Ci sentiamo molto tranquilli» ha detto Lovaglio. Rispetto all’ipotesi che i due principali partner di Montepaschi,
Anima e Axa, possano anche partecipare all’aumento ed entrare nel capitale, l’Ad si è detto «aperto», ha notato che potrebbero fungere bene da anchor investor, ma ha sottolineato che quando nei prossimi mesi si inizieranno a vedere i primi frutti della messa in pratica del piano «avremo molti investitori interessati».
Il piano poggia su una strategia a più riprese definita da Lovaglio «chiara e semplice» che punta a fare banca per famiglie e Pmi anche con un’ottica di filiera. Gli obiettivi del nuovo Piano passano da marchio, territorio, filiali: una mezza rivoluzione rispetto a quanto visto finora. «Questo non è un piano di rilancio, non è un piano di risanamento, è un piano di sviluppo: dobbiamo lasciarci alle spalle alcuni aspetti anche psicologici e tornare a fare banca, liberandoci dalla polvere dei problemi antichi che hanno condizionato il Monte». Tornare a fare quello che il Monte sa fare: la banca commerciale. «Non ci interessano le mode passeggere. La banca ha un enorme potenziale commer
La rotta dell’Ad Non rilancio ma sviluppo Torniamo a fare la banca commerciale, chiara e semplice
ciale». La banca come industria.
Il primo passo per arrivare ad avere conti buoni è l’organizzazione: tranne la banca online Widiba (un gioiellino, secondo l’Ad, tanto che non è nemmeno compresa nel Piano), verranno incorporate nella capogruppo le società Capital Services, Leasing& Factoring, il Consorzio Operativo. Così spariranno Cda, sindaci, strutture direzionali doppioni. Da 80 centri di costo a uno, da gennaio.
Questo è il primo bacino dal quale attingere per arrivare ai 4.200 dipendenti che dovranno uscire dal Monte nell’arco temporale del Piano. Ma 3.500 usciranno subito, entro novembre. Così, da gennaio, senza quelle buste paga, il Monte avrà un peso del costo del personale in linea con la media del sistema. Fare così presto richiede un poderoso sforzo di organizzazione e un buon rapporto con i sindacati, imprescindibile per l’Ad che ha annunciato l’apertura del confronto. E per chi non ha i requisiti per uscire ma oggi si trova in aree poco operative il piano prevede un’operazione di redeployement in value added commercial activities, che in italiano suona più o meno così: fai un corso e vai a lavorare in filiale. Lovaglio è talmente fiducioso nel potenziale della sua banca, del suo piano e dei suoi uomini che per finanziarsi farà meno ricorso alle aste di liquidità della Bce (Tltro) e ridurrà i ricavi da trading per tornare ad emettere obbligazioni. Si punta sul marchio — che nel precedente tentativo di «salvataggio» della banca era destinato alla sparizione — perché «la storia conta», sulla rete commerciale, sul rapporto con il territorio: oggi, dopo che con il Covid e le tensioni geopolitiche i budget equivalgono alla carta straccia, il merito di credito si valuta attraverso «la conoscenza del cliente e chi è lontano del territorio lo fa peggio», ha detto l’Ad. Filiali — ne saranno tagliate 150, ma «il numero non è scritto nella pietra», si taglia ciò che non è redditizio —, marchio, territorio: una banca vecchio stile con la promessa di tornare a distribuire dividendi dal 2026.
Silvia Ognibene