Pronto soccorso, ultimatum dei medici «Siamo pronti alle dimissioni in blocco»
Montepulciano, il caso della lettera inviata al primario
MONTEPULCIANO (SIENA) Otto medici del pronto soccorso dell’ospedale di Nottola-Montepulciano scrivono una lettera al loro primario per minacciare le dimissioni, in blocco. Gli otto segnalano che l’organico è molto carente e per questo sono costretti a farsi carico di troppi pazienti, a fare turni massacranti e straordinari, a mettere a rischio le ferie programmate. Si tratta della punta dell’iceberg di un problema che riguarda tutti i pronto soccorso toscani, a corto di personale, per mancanza di specialisti dell’emergenza urgenza. I sindacati: «Servono contratti seri per gli specializzandi».
MONTEPULCIANO (SIENA) I medici del pronto soccorso non ce la fanno più. E scrivono una lettera al primario minacciando di dimettersi in blocco, tutti quanti. Perché all’ospedale di Nottola, nel Comune di Montepulciano, tra straordinari, doppi turni, ferie che saltano e i tanti pazienti da trattare, gli specialisti dell’emergenza urgenza sono arrivati allo stremo delle forze. Per assicurare la copertura dei turni dovrebbero essere in 12; tenuto conto del rischio di malattie, di infortuni, ci sarebbe bisogno di un medico o due in più in organico: 13 o 14, quindi. Invece a lavorare sono solo in 8, aiutati talvolta da un medico del 118 che si presta in caso di necessità. Neppure la recente riforma della Regione, che dirotta medici di medicina interna e di geriatria nei pronto soccorso, alla Nottola ha effetti stabili e garantisce la copertura piena dei turni, perché le carenze di organico sono in molti reparti. La coperta è corta. E il pronto soccorso è l’anello più debole.
Così, gli otto hanno scritto al primario Paolo Francesconi, mettendo nero su bianco la clamorosa minaccia. Il rischio, se portassero avanti il proprio proposito, non sarebbe la chiusura del pronto soccorso, che per legge deve restare aperto. Ma di fronte a una defezione collettiva, in teoria, potrebbe persino dover intervenire il Prefetto per garantire l’assistenza ai pazienti.
«Fanno sul serio? Altroché — assicurano i rumors all’ospedale, riferimento per la Valdichiana — Chi glielo fa fare di restare? Se vanno in Emilia Romagna a lavorare per un’agenzia di somministrazione lavoro con tre turni di notte alla settimana, a 90 euro l’ora, prendono la stessa cifra che guadagnano qua per stare praticamente sempre in ospedale».
«Il malessere che c’è nei pronto soccorso, in particolare in quello dell’ospedale della Valdichiana, è evidente da molto tempo ormai — spiega Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao, il principale sindacato dei medici ospedialieri — La carenza di organico provoca un aggravamento molto pesante dei carichi di lavoro, tanto più d’estate. E chiamare medici da altri reparti non è la soluzione, non solo perché si abbassa la qualità delle cure. Ma anche perché se un medico non può stare nel suo reparto, non potrà ricoverare un paziente. E quel paziente resterà in pronto soccorso in attesa di un posto letto. È il fenomeno del boarding, che rappresenta una delle principali criticità per un pronto soccorso e finisce per recare un danno ai pazienti, costretti a restare a lungo in giacigli insicuri».
Secondo Palermo, in attesa che tra 4-5 anni arrivi alla fine della formazione una nuova ondata di specializzandi, nel frattempo «non c’è una soluzione che risolva tutto con un colpo di bacchetta magica. Ma bisogna ingaggiare gli studenti degli ultimi anni delle specializzazioni, offrendo però loro contratti seri. E dando ai medici di pronto soccorso maggiori indennità e più ferie in virtù del lavoro disagiato».
Il segretario nazionale di Anaao dà però anche una stoccata a quelle aziende sanitarie che reclutano medici tramite agenzie: «Dovrebbero essere illegali, non c’è controllo sulla formazione dei medici».