Dal governo 22 milioni per i piccoli borghi Il problema è spenderli
Giani: si rafforza la Toscana diffusa. Biffoni (Anci): mancano professionisti per realizzare i progetti
Grazie al Pnrr, sono in arrivo in Toscana oltre 22 milioni di euro per il recupero di 18 borghi storici. Ora, il dubbio che si pone è riuscire a spendere quei finanziamenti. Due, secondo Anci, l’associazione dei Comuni, i problemi all’orizzonte: i piccoli Comuni non hanno abbastanza personale per gestire la burocrazia dei grandi progetti; e i costi aumentati delle materie prime e dei trasporti.
Sono tanti soldi il che è un bene. Sarà difficile spenderli, e qui si sfiora il paradosso. Il bando del Pnrr (Piano nazionale di riprese e resilienza) per i piccoli borghi, dopo il rischio di valanghe di ricorsi — ancora in piedi in verità — è finalmente chiuso. I soldi sono stati nominalmente assegnati — e non solo ai paesi sotto i 5 mila abitanti ma anche ad alcuni parchi e giardini storici, ad alcune chiese torri e campanili e poi a musei, teatri e cinema per il loro efficientamento energetico. Ma il tema chiave riguarda i tanto decantati borghi, quelli che nessuno chiama più paesi e che dovrebbero risorgere grazie a questi fondi rafforzando — per usare le parole del presidente Eugenio Giani — «l’obiettivo della Toscana diffusa».
Ad aver vinto il mega bando del ministero della Cultura in Toscana sono in diciotto (quasi tutti singolarmente, alcuni in aggregazione con altri). Si spartiranno 22.233.248 euro. Qualche esempio: Fabbriche di Vergemoli, Villa Basilica, e Camporgiano insieme prendono 2.560.000; l’isola di Capraia 1.599.620 euro. A Santa Fiora e Marradi vanno 1.600.000 euro ciascuno; Badia Tedalda e Pieve Santo Stefano si divideranno 2.880.000 euro. «Un bel risultato — per Matteo Biffoni presidente dell’Anci Toscana — su cui si dovrà tenere gli occhi aperti. Il timore è che dei Comuni così piccoli abbiamo difficoltà a spenderli questi soldi. Le ragioni sono di due tipi. Intanto, come è accaduto in fase di programmazione dei progetti presentati al ministero, molti paesi si trovano sprovvisti delle figure professionali in grado di condurli in porto. Penso a chi dovrà occuparsi di tutto l’aspetto burocratico dei progetti ma anche dei professionisti che dovranno realizzarli: geometri, architetti, direttori artistici. Un secondo problema riguarda l’aumento dei prezzi, di materie prime e dei trasporti». Questi piani di intervento sono stati redatti senza tenere conto dell’aumento dei prezzi per la guerra. Dunque i preventivi presentati — con relative assegnazione di fondi — andranno riaggiornati tenendo conto che qualsiasi intervento lieviterà del 20 per cento. Una grana in più: «Come Anci cercheremo di sensibilizzare sia il governo perché si faccia carico di questi aumenti — aggiunge Biffoni — sia le fondazioni bancarie dei territori. Contemporaneamente chiederemo alla Regione di sostenere i progetti sulle risorse umane».
Il problema c’è e riguarderà un po’ tutti i progetti, anche se nel caso di interventi più blandi sarà più semplice rientrare nelle spese. Tra i non borghi spopola Pinocchio: 2 milioni di euro vanno al Giardino Garzoni e 1.994.995 alla Fondazione Collodi; il Parco e giardino storico della Villa Medicea di Careggi a Firenze prende 1.084.545. Ci sono anche realtà private tra i beneficiari: villa le Corti con giardino e parco prende 1.823.265, la villa di Celle di Santomato 1.633.226. Non basta, per il Polo culturale di Villa Pecori nel Comune di Borgo San Lorenzo arrivano a 450 mila euro per il parco monumentale. Sul versante chiese la parte del leone lo fa il complesso di San Gaggio in via Senese che, per il restauro delle facciate, del cortile di accesso, della chiesa annessa al convento e dei relativi beni mobili, dei locali adiacenti prende 3.500.000, seguito da Santa Maria del Carmine che per vari restauri, messa in sicurezza e adeguamento dell’impianto elettrico e di rilevazione fumi aspetta 3.065.380 di euro, per lo stesso tipo di intervento a Santo Spirito spettano 2.421.596.
Le conseguenze della guerra
I piani di intervento presentati prima del boom dei prezzi, si calcola che tutto costerà almeno il 20% in più «Deve farsene carico il governo»