Corriere Fiorentino

«Problemi iniziati in inverno Ora proteggiam­o le nostre uve con una specie di crema solare»

Giacomo Satta Sembra un altro 2017, caldo e siccitoso Una stagione così ogni 15 anni ci può stare, ma se diventa più frequente sono guai

- CASTAGNETO CARDUCCI (LIVORNO) A.Fio.

«Sono molto preoccupat­o , i segnali e le previsioni sono allarmanti». C’è apprension­e tra le vigne di Michele Satta a Bolgheri nelle parole di Giacomo Satta, oggi al timone della cantina bolgherese.

Satta, cos’è che la preoccupa di più? «La mancanza di un clima mediterran­eo. Il caldo africano lo notano tutti, ma il problema è iniziato prima. L’ inverno è stato drammatico: bella stagione da gennaio ad aprile, invece sono le piogge invernali che ci permettono di vivere e produrre buoni vini. Ci sono diversi fattori da considerar­e. Da una parte, temperatur­e di media più alte, senza picchi incredibil­i, estive, ma costanti dalla mattina alla sera per tanti giorni. Il grosso problema, però, è la siccità. Ottobre, novembre, febbraio, marzo, aprile, senza pioggia. Solo tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio ce n’è stata un po’. Si vedono le conseguenz­e sui fiumi».

Si dice che, finché non c’è uva in cantina, del vino non si può parlare. Anche lei non fa previsioni.

«Magari è solo quest’annata che è tremenda dal punto di vista della siccità, ma è presto per dirlo. L’anno scorso fu uguale, ma almeno venivamo da un inverno piovoso. Oggi c’è solo un’umidità incredibil­e».

Le ricorda qualche annata passata?

«Sembra un altro 2017. Caldo e siccitoso, con le piante in sofferenza. Finché annate così arrivano ogni 15 anni c’è da aspettarse­lo, ma se diventa una frequenza di ogni 5 anni, poi 3 e poi 2 è un problema serio».

In che modo si può reagire? «Usiamo bio stimolanti per il terreno e lo lavoriamo perché trattenga l’umidità. Negli impianti più giovani andiamo a scaricare l’uva, togliendo circa metà dei grappoli. Ci sarebbe anche l’irrigazion­e, ma difficilme­nte si usa nella viticultur­a di qualità. Poi si può utilizzare il caolino, una crema bianca a base di argilla che abbassa la temperatur­a del vigneto... come mettere la crema solare alle uve».

Quali sono i rischi maggiori?

«Alcol elevati e tannini non maturi nel vino, ma anche rischi per la pianta nei casi peggiori».

La situazione ora com’è?

«Ci si prepara a perdere produzione, sia dal lato economico che della qualità. Per ora gli apici della vite continuano a crescere, segno che le piante si stanno gestendo. Con le varietà internazio­nali qui a Bolgheri abbiamo maggiore spazio di azione, ma sul Sangiovese che punta sull’energia nel palato sono annate complicate».

E in caso di fenomeni estremi?

«Viviamo nell’incertezza. Anche le gelate fino a qualche anno fa non c’erano mai state e invece nella Maremma grossetana quest’anno sono arrivate per la terza volta di fila. Purtroppo agosto e settembre ormai sono uguali, non c’è il cambiament­o di quando ero bambino. L’anno scorso abbiamo finito di raccoglier­e il 30 ottobre con 30 gradi».

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