I tanti limiti alla caccia E gli animali in un anno raddoppiano
Cacciare il cinghiale si può, ma ci sono regole e «paletti». Limitazioni che secondo alcuni addetti ai lavori non corrispondono più a una realtà che vede un importante incremento del numero di animali (come di altri ungulati) e la questione è così aperta che c’è un tavolo StatoRegioni proprio sulla modifica della legislazione attuale. In sintesi, il cinghiale si può cacciare in squadra per tre mesi l’anno in un periodo che va dal primo ottobre al 31 gennaio; in forma singola, da appostamento, per tutto l’anno; come forma di controllo, con autorizzazioni e procedure specifiche, dopo aver messo in atto in precedenza mezzi di prevenzione contro la loro presenza come recinti e dissuasori, così da ridurne il numero in determinate aree, comprese quelle protette. Non si può cacciare ovviamente in ambito urbano e periurbano per motivi di sicurezza e si può catturare, ma non rilasciare in aree libera (pratica vietata in tutta Italia da anni), solo in aree recintate all’interno delle quali il cinghiale sarà poi abbattuto. «Il problema del grande numero di animali nasce per più motivi, tutti legati tra loro, e i due principali sono il tempo limitato della caccia ed il numero di cacciatori diminuito rispetto al passato; anzi tre considerando l’aumento di terreni boschivi e incolti che hanno favorito questa specie — spiega Paolo Varuzza, tecnico faunistico — Ogni anno la popolazione dei cinghiali può raddoppiare e in più in ambito urbano trova il suo ”paradiso” grazie ai rifiuti, ma anche ai giardini e al fatto che al loro cattura è molto costosa e riguarda numeri ristretti di esemplari». Insomma, per Varuzza «siamo in una situazione straordinaria, dagli incidenti stradali ai danni all’agricoltura, e servono nuove norme. Non a caso le Regioni chiedono di aumentare il periodo in cui è consentita la caccia con le squadre e di semplificare le procedure per il prelievo di controllo».