Muore nello scontro con un cinghiale «Subito un piano di contenimento»
Tragedia in auto a Viareggio, la vittima aveva 55 anni. Allarme Coldiretti: in Toscana record di incidenti
VIAREGGIO Non è riuscito a evitare il cinghiale che gli è spuntato davanti all’improvviso, mentre a bordo della sua Smart stava percorrendo il viale dei Tigli in direzione Viareggio. Lo ha urtato, a poca distanza da Villa Borbone, per poi schiantarsi contro un albero. Dario Volpe, 55 anni, dipendente di una pescheria di Viareggio, è morto giovedì sera nonostante i soccorsi immediati: troppo gravi i traumi riportati. Stessa sorte per l’animale.
L’incidente riaccende le polemiche, mai del tutto sopite, sulla presenza ormai fuori controllo dei cinghiali nelle aree urbane, tale da mettere a serio rischio l’incolumità dei guidatori di mezzi a due e quattro ruote. Coldiretti Lucca, riprendendo i dati dell’Osservatorio Asaps, ricorda che la Toscana nel 2021 è stata la regione con il maggior numero di incidenti gravi con investimenti di animali (27). Non solo: un anno fa l’associazione aveva realizzato una mappatura delle strade della provincia di Lucca dove i sinistri con le specie selvatiche sono più frequenti. E tra queste rientra proprio il viale dei Tigli,
arteria che collega Viareggio a Torre del Lago. Nel luglio 2021 un’automedica si scontrò con un daino in piena notte, nel novembre 2020 una donna in sella ad uno scooter colpì un cinghiale e finì all’ospedale. «Questa ennesima tragedia dimostra come la situazione sia ormai ingovernabile», evidenzia il presidente di Coldiretti Lucca Andrea Elmi, ribadendo che «serve un piano di contenimento straordinario per ridurre velocemente il numero degli esemplari», stimati in 500mila esemplari in tutta la regionale: uno ogni 8 abitanti. «Siamo bel al di sopra di qualsiasi rapporto di sostenibilità», sostiene Elmi. Parole riprese dal capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Marco Stella, che oltre alla questione di sicurezza rimarca «i danni all’agricoltura» dovuti proprio all’aumento esponenziale degli ungulati. Coldiretti, che di recente aveva protestato a Roma richiedendo perfino l’intervento dell’esercito per mettere a freno il fenomeno del sovrappopolamento, invoca di nuovo un decreto legge per modificare l’articolo 19 della legge 157 del 1992 per estendere il periodo di caccia al cinghiale, dando così alle Regioni l’opportunità di effettuare piani di controllo e selezione nelle zone protette.
L’esempio più recente è l’Isola d’Elba, divenuta area non vocata proprio ai cinghiali — rendendola loro «vietata» — dopo il via libera del Consiglio regionale alla delibera proposta dalla vice-presidente e assessora all’agricoltura Stefania Saccardi. «Siamo esasperati. Questi animali distruggono tutto: entrano nei giardini delle abitazioni, rovistano tra i rifiuti, azzerano ogni margine per le attività agricole. Proliferando rapidamente, è proibitivo contenerli. Ormai è come se si fossero abituati a girare per i centri abitati», lamenta il sindaco di Campo nell’Elba Davide Montauti. «I cittadini si rivolgono a noi, però non possiamo fare granché».
Anche altre zone della Toscana potrebbero diventare non vocate ai cinghiali, come auspica Roberta Casini, responsabile agricoltura di Anci e sindaco di Lucignano (nell’Aretino). «Con Saccardi troveremo sicuramente un terreno comune anche su questa proposta, sia tenendo conto della tutela del territorio e della biodiversità, sia sollecitando un decreto nazionale per il contenimento del proliferare dei cinghiali». Il tempo delle promesse però per Elmi è scaduto. «Servono i fatti e bisogna dare risposte alle aziende che vedono ogni giorno il proprio lavoro cancellato da questi animali».