Corriere Fiorentino

Muore nello scontro con un cinghiale «Subito un piano di contenimen­to»

Tragedia in auto a Viareggio, la vittima aveva 55 anni. Allarme Coldiretti: in Toscana record di incidenti

- Gabriele Noli

VIAREGGIO Non è riuscito a evitare il cinghiale che gli è spuntato davanti all’improvviso, mentre a bordo della sua Smart stava percorrend­o il viale dei Tigli in direzione Viareggio. Lo ha urtato, a poca distanza da Villa Borbone, per poi schiantars­i contro un albero. Dario Volpe, 55 anni, dipendente di una pescheria di Viareggio, è morto giovedì sera nonostante i soccorsi immediati: troppo gravi i traumi riportati. Stessa sorte per l’animale.

L’incidente riaccende le polemiche, mai del tutto sopite, sulla presenza ormai fuori controllo dei cinghiali nelle aree urbane, tale da mettere a serio rischio l’incolumità dei guidatori di mezzi a due e quattro ruote. Coldiretti Lucca, riprendend­o i dati dell’Osservator­io Asaps, ricorda che la Toscana nel 2021 è stata la regione con il maggior numero di incidenti gravi con investimen­ti di animali (27). Non solo: un anno fa l’associazio­ne aveva realizzato una mappatura delle strade della provincia di Lucca dove i sinistri con le specie selvatiche sono più frequenti. E tra queste rientra proprio il viale dei Tigli,

arteria che collega Viareggio a Torre del Lago. Nel luglio 2021 un’automedica si scontrò con un daino in piena notte, nel novembre 2020 una donna in sella ad uno scooter colpì un cinghiale e finì all’ospedale. «Questa ennesima tragedia dimostra come la situazione sia ormai ingovernab­ile», evidenzia il presidente di Coldiretti Lucca Andrea Elmi, ribadendo che «serve un piano di contenimen­to straordina­rio per ridurre velocement­e il numero degli esemplari», stimati in 500mila esemplari in tutta la regionale: uno ogni 8 abitanti. «Siamo bel al di sopra di qualsiasi rapporto di sostenibil­ità», sostiene Elmi. Parole riprese dal capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Marco Stella, che oltre alla questione di sicurezza rimarca «i danni all’agricoltur­a» dovuti proprio all’aumento esponenzia­le degli ungulati. Coldiretti, che di recente aveva protestato a Roma richiedend­o perfino l’intervento dell’esercito per mettere a freno il fenomeno del sovrappopo­lamento, invoca di nuovo un decreto legge per modificare l’articolo 19 della legge 157 del 1992 per estendere il periodo di caccia al cinghiale, dando così alle Regioni l’opportunit­à di effettuare piani di controllo e selezione nelle zone protette.

L’esempio più recente è l’Isola d’Elba, divenuta area non vocata proprio ai cinghiali — rendendola loro «vietata» — dopo il via libera del Consiglio regionale alla delibera proposta dalla vice-presidente e assessora all’agricoltur­a Stefania Saccardi. «Siamo esasperati. Questi animali distruggon­o tutto: entrano nei giardini delle abitazioni, rovistano tra i rifiuti, azzerano ogni margine per le attività agricole. Proliferan­do rapidament­e, è proibitivo contenerli. Ormai è come se si fossero abituati a girare per i centri abitati», lamenta il sindaco di Campo nell’Elba Davide Montauti. «I cittadini si rivolgono a noi, però non possiamo fare granché».

Anche altre zone della Toscana potrebbero diventare non vocate ai cinghiali, come auspica Roberta Casini, responsabi­le agricoltur­a di Anci e sindaco di Lucignano (nell’Aretino). «Con Saccardi troveremo sicurament­e un terreno comune anche su questa proposta, sia tenendo conto della tutela del territorio e della biodiversi­tà, sia sollecitan­do un decreto nazionale per il contenimen­to del proliferar­e dei cinghiali». Il tempo delle promesse però per Elmi è scaduto. «Servono i fatti e bisogna dare risposte alle aziende che vedono ogni giorno il proprio lavoro cancellato da questi animali».

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(foto NowTv) Impatto L’avantreno della Smart distrutto nello scontro col cinghiale

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