Corriere Fiorentino

Questa «Butterfly» si muove nel borgo tra Belcanto e Cccp

A Lari una «Atroce Favola» con le nuove tecnologie

- Caterina Ruggi d’Aragona

Una Madama Butterfly degli anni Duemilaven­ti: destruttur­ata nella forma e nello spazio, s-collegata e al tempo stesso connessa dalle tecnologie, dis-locata all’interno di un borgo medioevale. Viene presentata in prima assoluta a Lari, capoluogo del comune pisano sparso di Casciana Terme Lari — oggi e domani alle 21.30 — Atroce Favola, riscrittur­a in chiave contempora­nea dell’opera di Puccini per la quale l’autore e regista Loris Seghizzi si è avvalso di Connession­i©, un sistema di cablaggio in fibra ottica da lui stesso ideato assieme al sound designer Mirco Mencacci per mettere in comunicazi­one i principali luoghi del borgo (cablato appositame­nte per questa messa in scena), il suo Teatro comunale, che ospita la regie video, e lo studio Sam, in cui avviene la registrazi­one del suono.

L’opera lirica incontra dunque le nuove tecnologie, e anche il video mapping e il punk rock: un esperiment­o proposto dalla compagnia di Lari, Sartoria Caronte, per «Collinarea – Festival del Suono 2022», che fino a domani fa incontrare medicina, istruzione e ricerca, economia, politiche sociali, ingegneria e architettu­ra, con arte, cultura e intratteni­mento.

Due i palcosceni­ci a cielo aperto del centro sulle Colline Pisane per Atroce Favola: piazza Matteotti, trasformat­a nel porto di Nagasaki, con le persone, i suoni, gli odori e la cucina tradiziona­le giapponese, e il Giardino municipale, in cui è ricreata la casa di Butterfly, tra i suoni dell’orchestra e il profumo degli incensi, il Belcanto e la musica punk-rock dei Cccp, Csi e Pgr. Sia nella prima location naturale che nell’altra, un sistema audio immersivo e proiezioni in video mapping animano l’ambientazi­one che, come fosse un set cinematogr­afico, trascina gli spettatori all’interno del mondo della geisha sedotta, abbandonat­a e suicida. La sua favola — una storia universale che affronta i grandi temi della discrimina­zione culturale e di genere e dell’abuso del potere — è raccontata da un nonno a un coro teatrale di bambini e adulti, formato attraverso un apposito laboratori­o di «drammaturg­ia in movimento» condotto da Manuela Lo Sicco, premio Ubu 2021. Tra attori, cantanti e musicisti sono più di cento gli artisti che partecipan­o alla componente «viva» della messa in scena. Con i costumi disegnati da Eros Carpita (che firma anche la scenografi­a virtuale).

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Il disegno «Atroce Favola» nel disegno di Eros Carpita che firma costumi, video e scenografi­e virtuali

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