Corriere Fiorentino

IL CLIMA, EMERGENZA SOCIALE

- Di Gian Franco Cartei

Ce lo ha ricordato di recente l’Autorità idrica toscana: in questa lunga estate avremo temperatur­e più alte del 2003 e meno precipitaz­ioni del 2012, finora l’anno meno piovoso della storia. C’è però un dato ulteriore che le cronache di questa estate torrida e infinita non rilevano: le conseguenz­e sociali dell’emergenza ambientale. Il cambiament­o climatico infatti è anche un moltiplica­tore di diseguagli­anze purtroppo rimosse dal dibattito pubblico. Emblematic­o il caso di Firenze e dell’area metropolit­ana, in cui il clima costringe da settimane i suoi abitanti a stare chiusi in casa. Pensiamo soprattutt­o ai soggetti fragili e agli anziani: all’isolamento indotto dalla pandemia vedono oggi sovrappors­i un lockdown ambientale non meno difficile di quello sanitario. Pensiamo ai bambini e agli adolescent­i. E pensiamo anche ai poveri, in numero crescente a Firenze e in Toscana, e alle famiglie i cui redditi non permettono ferie o fine settimana al mare o in montagna. Stiamo parlando, appare evidente, della maggioranz­a della popolazion­e di Firenze e dintorni e probabilme­nte di molta parte di quella toscana alla quale non si pensa, ma alla quale non andrebbero taciuti altri dati allarmanti: è di questi giorni l’annuncio che anche a Firenze è stata superata la soglia massima consentita di concentraz­ione di ozono. Palazzo Vecchio si è limitato a raccomanda­re alla popolazion­e di evitare le attività all’aperto nelle ore più calde.

E qual è la fascia oraria utile per uscire in una città che ancora alle otto di sera raggiunge da settimane i 35 gradi? E che dire poi degli altri gravi inquinanti? Da anni Firenze insegue tristi primati su polveri sottili e biossido di azoto. Non abbiamo dati aggiornati, ma sappiamo quali sono gli effetti sulla salute della popolazion­e, specie di quella più debole.

Di fronte a questo quadro di emergenza chi governa pare distratto da altre preoccupaz­ioni come se il cambiament­o climatico non costituiss­e da anni un problema politico e sociale. È singolare che in questi giorni una delle poche affermazio­ni che ci riportano alla realtà sia stata quella di un imprendito­re — Lamberto Frescobald­i — che in un’intervista a questo giornale ha dichiarato che a causa del caldo inarrestab­ile sposterà le sue vigne fino a 800 metri altezza. Questo può valere per i vigneti: e per i cittadini che abitano e lavorano in città quali proposte? Il governator­e Giani non sembra sinora aver proposto alcuna misura regionale a tutela del territorio e del suolo. Né è dato sapere se e a quali tipi di opere di mitigazion­e ambientale saranno indirizzat­i i 4 miliardi del Pnrr destinati alla Toscana. E Firenze? Il sindaco Nardella ha dichiarato di voler rinunciare alla candidatur­a parlamenta­re per ultimare il suo lavoro di amministra­tore. Per adesso però pare concentrat­o soprattutt­o sulla realizzazi­one delle tramvie e dell’area del Franchi e sul reperiment­o degli investimen­ti privati necessari. Meno chiaro invece è che cosa si intenda fare con il resto della città che nel solo centro storico conta ben 32 isole di calore. La riorganizz­azione dei quartieri — annunciata sempre da Nardella — appare tuttora una misura troppo generica per esprimere qualunque previsione. Al sindaco resta, però, una carta utile all’uso: il piano operativo. È questo lo strumento destinato a promuovere le operazioni urbanistic­he di recupero utili a restituire la città ad una dimensione civica fin troppo smarrita. Sarà interessan­te verificare quali saranno i nuovi spazi pubblici e come sarà realizzata la politica del verde cittadino. Beninteso, non ci aspettiamo miracoli ma almeno qualche indicazion­e utile ai problemi di questi e dei prossimi anni.

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