Corriere Fiorentino

Servono autisti, ma ormai non se ne trovano più «Stipendi bassi, è visto come un lavoro scadente»

- Giorgio Bernardini

«Quella dell’autista è vista come una profession­e scadente, sempre più spesso fatta come scelta residuale nel mondo del lavoro: io li capisco se vanno a fare i panettieri». Nelle parole di rammarico di Carlo Ciampi, autista del trasporto pubblico toscano in pensione, c’è il senso del mutamento dei tempi. Il fatto che sempre meno persone — come emerge dagli allarmi sindacali e dalle ricerche — vogliono fare gli autisti di mezzi pubblici. Le carenze fiorentine e toscane s’agganciano a un trend globale che dagli Stati Uniti al Veneto vede in emergenza il settore, il quale non si riesce più a reperire forza lavoro sufficient­e per garantire il servizio.

Il problema è economico, logistico e culturale. I dati del sistema informativ­o delle camere di commercio elaborati da Confindust­ria (Anav) quantifica­no questa distanza: di 3.860 conduttori di mezzi di trasposto attesi in Toscana nel trimestre estivo più della metà non saranno reperiti, principalm­ente per «mancanza di candidati».

Come mai? Una serie di cause pare rendere questo lavoro meno appetibile che in passato. «Io ho iniziato nel 1972 come bigliettai­o, poi ho fatto l’autista per 38 anni. All’inizio lo stipendio era davvero alto, un terzo lo faceva l’accordo integrativ­o. La mia azienda, all’epoca la Cap, ci permetteva di arrotondar­e anche con la pulizia del mezzo». Lo stipendio medio, nel 1991, superava di norma i 2 milioni di lire.

«Il momento del cambio è stato quando i neo assunti hanno dovuto sottoscriv­ere nuove regole e nuovi stipendi, all’inizio degli anni Duemila. Ci spiegavano a quell’epoca che le aziende non potevano più reggere economicam­ente. Il doppio regime è stato la rovina di questo mestiere: per la paga si va dritti al contratto nazionale». Che prevede una soglia di entrata a poco più di mille euro mensili. Con gli straordina­ri canonici un autista può a arrivare oggi 1.300-1.400 euro. «Prima era un lavoro appetibile, garantiva una vita dignitosa, ci si viveva tranquilla­mente progettand­o la vita. Ora gli autisti vengono quasi tutti dal Sud, dove c’è più difficoltà e la patente D costa meno. E appena possono scappano» spiega ancora Ciampi.

Una realtà che produce lo sforzo di Autolinee Toscane. La società che gestisce il servizio in questa regione ieri ha ricordato in una nota come vada avanti la campagna per reclutare nuovi conducenti, che prevede tre canali: quello tradiziona­le per gli autisti già formati e in possesso delle patenti di categoria superiore, l’accademia per i giovanissi­mi che non hanno né licenze né formazione ma desiderano avere subito un’occupazion­e stabile e l’accademia «over 29». Per queste due ultime tipologie, At «garantisce la copertura economica per le licenze di guida, che non tutti possono permetters­i di conseguire per conto proprio».

La testimonia­nza

In passato si guadagnava­no oltre due milioni di lire: oggi c’è una soglia d’entrata poco sopra i mille euro, per poi arrivare a 1.300/1.400

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Al lavoro Un autista alla guida di un autobus fiorentino (Massimo Sestini)

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