Gori, alla fine del tunnel c’è SuperPippo
L’ex bomber della Primavera, reduce dal lungo stop post Covid, firma per la Reggina
Nascosto in mezzo alle tante partenze e arrivi delle ultime stagioni c’è anche Gabriele Gori, che sarebbe poi uno dei pochi toscani innamorati della Fiorentina, una specie di Lorenzo Venuti in salsa pratese, però molto meno pubblicizzato del compagno.
Eppure a 18 anni era difficile prevedere chi potesse andare più lontano tra lui e Vlahovic, di dodici mesi più giovane, perché tutti e due regalavano gol importanti nella Primavera, lasciando presagire futuri dorati a ogni livello. Che fine ha fatto questo ragazzo che non sfigurerebbe come attore (è fidanzato da cinque anni con Sara Bergomi, figlia dello «zio» nerazzurro) per via di un fisico invidiabile, del capello biondo, dell’occhio azzurro e di un portamento estremamente elegante? A Moena era quasi sempre nel gruppetto delle terze linee, ma non ha mai mollato, andando anche a segno nelle partitelle. La notizia più bella per lui è arrivata all’inizio del ritiro, quando ha avuto il via libera per allenarsi e la conseguente idoneità sportiva dopo mesi di grande preoccupazione tra Covid e post Covid.
Il problema da almeno tre stagioni è stato anche convincere la Fiorentina che nel pacchetto degli attaccanti ci poteva stare anche lui, ipotesi al momento non all’orizzonte visto che per Gori si prospetta l’ennesimo prestito.
Dopo Foggia, Livorno, Arezzo, Vicenza e Cosenza, c’è da rifare la valigia con destinazione Reggio Calabria, dove troverà Pippo Inzaghi a instradarlo sulla via del gol. Questo è il suo ultimo anno di contratto con la Fiorentina e non si parla di rinnovo, con grande dispiacere di Gabriele, che la maglia viola ce l’ha cucita addosso da sempre, avendo assimilato la passione di nonno Lamberto (il babbo Luca invece segue il calcio per «colpa» del figlio, che da piccolo faceva valanghe di gol alla Sestese).
Galliani, amico di famiglia, gli chiese di portarlo a Milanello. Riunione in casa Gori per pronunciare a malincuore un no, di cui nessuno però si è mai veramente pentito. L’istinto del gol c’è (a Cosenza lo scorso anno ne fece 5 in 10 partite, prima dello stop forzato), semmai va verificato a quale livello: la sua è una storia particolare, ancora da scrivere. Tutto però succederà lontano da Firenze. Peccato.