L’OCCASIONE DI RIPENSARE LE SPIAGGE
Se la Francia un 14 luglio di tanti anni fa conobbe la presa della Bastiglia, la Toscana conosce da molte estati la presa della battigia. Che non ha avuto come fine l’affrancamento da antichi privilegi, ma la nascita di nuovi, derivante dalla concessione a privati di un bene pubblico come l’arenile. Non è un fenomeno degli ultimi anni, e non è un’esclusiva della Toscana, che comunque si colloca al quinto posto, col suo 52,7 per cento, tra le regioni con più costa occupata da concessioni. In Versilia buona parte dell’arenile già prima dell’ultima guerra era stato asservito a stabilimenti privati, anche se, a Sud della darsena di Viareggio o fra il Forte e Marina di Massa, esistevano ampi spazi di spiaggia libera, che ospitavano tutt’al più sparute cabine «padronali». A stupire, però, sono due fatti. Il primo è che proprio una Regione storicamente di sinistra, i cui governanti ci immagineremmo più sensibili alle tematiche sociali, non abbia previsto una percentuale minima di arenile destinato a spiaggia libera. Il secondo è il fatto che negli ultimi due anni sono state date a privati 346 nuove concessioni. Visto che fra breve l’intero settore sarà sconvolto dalla sofferta applicazione della direttiva Bolkestein, che senso ha creare nuovi motivi di contenzioso? Intendiamoci: rispetto a certe località del Lazio, dove per l’accesso all’arenile veniva imposto illegalmente un biglietto, o della Campania, dove alcuni Comuni hanno inventato le spiagge libere a pagamento, la Toscana si può considerare fortunata.
Lungo la fascia di 5 metri dal bagnasciuga è possibile camminare, sostare brevemente, magari fare il bagno, lasciando furtivamente gli effetti personali sulla rena. Ma lascia interdetti la quasi totalità di arenile a pagamento in Comuni come Pietrasanta, Lido di Camaiore, Forte dei Marmi, anche perché i pochi metri quadri di spiaggia lasciata libera finiscono per trasformarsi in «carnai». Nelle statistiche fa miglior figura Viareggio, ma con un distinguo: a parte un angusto resede a ridosso del molo, tutta la spiaggia della città storica, dal porto alla Fossa dell’Abate, è a pagamento. L’arenile libero si trova nel parco naturale della pineta di Ponente, alla Lecciona e dintorni; ma la Lecciona, e soprattutto i suoi dintorni e le sue dune, non sono una spiaggia per famiglie. Oltre tutto i turisti stranieri, sempre più numerosi, sono abituati a considerare le spiagge a pagamento l’eccezione, non la regola, persino in località come Nizza, Cannes, Montecarlo. La sofferta applicazione della Bolkestein, finora vissuta come un’entrata a gamba tesa dell’Ue in un settore vitale della nostra economia (e in parte lo è), potrebbe essere l’occasione per ripensare la gestione delle spiagge non solo dalla parte dei concessionari, che hanno le loro ragioni, ma del cittadino, che ha diritto a usufruire di un bene collettivo. Non si tratta di espropriare stabilimenti che in certi casi sono un bene culturale di tutto rispetto; ma destinare a spiaggia libera attrezzata almeno l’arenile antistante le piazze ci aiuterebbe a ricordare che il sole e il mare restano un bene inalienabile.