Amianto, la Marina deve pagare 400 mila euro
Risarcita la vedova di Antonio Ballini, militare ucciso da un mesotelioma nel 2014
GROSSETO Il vuoto resta. Non saranno 400 mila euro a riempire la mancanza di Antonio Ballini, il militare morto nel 2014 a 69 anni per un mesotelioma. Il riconoscimento economico, decretato dal tribunale di Grosseto alla vedova, Delfina Lucignani, ha quanto meno il sapore della giustizia.
Quella che ha condannato i ministeri della Difesa e dell’Interno al risarcimento, comprensivo degli arretrati, per il decesso dell’uomo in seguito all’esposizione all’amianto nelle unità navali della Marina Militare italiana. Un contatto prolungato, riscontrato tra il 1965 e il 1997, soprattutto con il reparto motori. Ballini era adibito alla manutenzione dei mezzi, nonché impiegato in attività di pulizia di cucine e impianti di riscaldamento e caldaie.
I giudici gli hanno riconosciuto lo status di vittima del dovere, negato in un primo momento. Quadro delineato nella sentenza: «Deve ritenersi che l’esposizione ad amianto del Ballini sia avvenuta in occasione dello svolgimento di attività di servizio e che la patologia contratta e il decesso siano riconoscibili come dipendenti da causa di servizio per le particolari condizioni ambientali in cui il ricorrente ha operato». «Ancora un’altra pronuncia della magistratura che sanziona l’operato della Marina militare — evidenzia l’avvocato della famiglia Ezio Bonanni —. Nel nostro caso il tribunale ha sì riconosciuto i diritti della vittima e della vedova, ma non quelli dell’orfano, perché al momento della morte del padre, questi aveva già iniziato a lavorare. Si tratta di una chiara ingiustizia, contro la quale faremo appello». Alla cifra stabilita dal tribunale si sommerà l’erogazione di un vitalizio di 1.900 euro mensili.