CRESCITA E MULINI ELETTORALI
In quella che è stata chiamata come la crisi più pazza e indefinibile che l’economia internazionale abbia conosciuto dal secondo dopoguerra del secolo scorso, si tentano, da più parti, previsioni per la Toscana nel secondo semestre 2022. I dati, sia a livello nazionale (Istat e Banca d’Italia) che regionale (Irpet) indicano che nella prima metà dell’anno sono state raggiunte le performance in termini di Pil, occupazione (soprattutto quella stabile) ed export del 2019, anno pre-Covid. Il ritmo di crescita italiano, e tutto sommato anche toscano, supera quello degli Stati Uniti, in recessione tecnica, e dei principali partner europei, Francia e Germania in testo, con effetti benefici anche sul debito pubblico. I servizi trainati dal turismo fanno in Toscana la differenza, ma anche la manifattura si comporta al momento bene e le costruzioni hanno sfruttato al massimo i bonus. La cascata di sussidi, aiuti e ristori che non sembra rallentare la portata, ha salvato molte imprese e i sostenuto i redditi disponibili e quindi ha spinto i consumi. Quanto all’inflazione, al momento al 6%, tutti gli esercizi che ne calcolano la tassa implicita, con evidente effetto mediatico, dimenticano di ricordare come vi siano settori che non sono intaccati, in quanto automaticamente indicizzati dalla traslazione dei costi sui prezzi e sulle retribuzioni, e che quindi sono esenti da questa tassa.
Interessante è anche sottolineare come i settori e i percettori incisi dall’inflazione — reddito fisso, pensionati, creditori — sono quelli che hanno sofferto meno durante la pandemia e che quindi hanno potuto risparmiare. E siccome l’andamento dei consumi nelle economie avanzate segue un profilo smoothing, ne deriva una certa stabilizzazione lungo il ciclo del consumo aggregato. È anche vero che l’inflazione, indipendentemente dai settori, grava maggiormente sui livelli di reddito più bassi, acuendo le problematiche sociali legate alla povertà ed esclusione. Veniamo alle previsioni e le prospettive. L’Irpet, l’Istituto regionale di programmazione economica della Toscana, nella sua periodica analisi congiunturale, conclude, nel rapporto di luglio, affermando che la congiuntura dei prossimi mesi sarà determinata dalla non prevedibile evoluzione delle circostanze sfavorevoli che sono legate alla guerra. Onestamente non sembra di poter dire di più. Per il centro studi Ires-Cgil Toscana (come riportato nell’articolo di Sivlia Ognibene su questo giornale, il 2 agosto) è ipotizzabile una frenata dell’economia toscana a causa dello slittamento della seconda tranche 2022 e del relativo blocco degli investimenti legati al Pnrr, in assenza di un governo con tutte le prerogative. Tuttavia, questo scenario negativo sembra di poter essere escluso, sia perché l’incarico del Presidente della Repubblica a Draghi contiene tutte le premesse perché ciò sia scongiurato, e poi perché le squadre di tecnici presso il ministero dell’Economia e delle Finanze e i principali ministeri di spesa sono attive e non fanno ferie, a prescindere dal ruolo dei ministri dimissionari. Qualche pericolo potrà venire dall’approvazione dei decreti delegati delle riforme, ma il nuovo governo sarà già in carica e confidiamo che non vorrà esordire con degli insuccessi. Rimangono due elementi negativi. Il primo è relativo al fatto che il quadro di incertezza influirà inevitabilmente sulle decisioni di investimento netto delle imprese a lungo termine e il secondo è legato al timore che l’incertezza del quadro sia qua e là utilizzata in campagna elettorale per tirare l’acqua ai propri mulini. Entrambe le circostanze non favoriscono la crescita potenziale della regione.