Corriere Fiorentino

CRESCITA E MULINI ELETTORALI

- Di Alessandro Petretto

In quella che è stata chiamata come la crisi più pazza e indefinibi­le che l’economia internazio­nale abbia conosciuto dal secondo dopoguerra del secolo scorso, si tentano, da più parti, previsioni per la Toscana nel secondo semestre 2022. I dati, sia a livello nazionale (Istat e Banca d’Italia) che regionale (Irpet) indicano che nella prima metà dell’anno sono state raggiunte le performanc­e in termini di Pil, occupazion­e (soprattutt­o quella stabile) ed export del 2019, anno pre-Covid. Il ritmo di crescita italiano, e tutto sommato anche toscano, supera quello degli Stati Uniti, in recessione tecnica, e dei principali partner europei, Francia e Germania in testo, con effetti benefici anche sul debito pubblico. I servizi trainati dal turismo fanno in Toscana la differenza, ma anche la manifattur­a si comporta al momento bene e le costruzion­i hanno sfruttato al massimo i bonus. La cascata di sussidi, aiuti e ristori che non sembra rallentare la portata, ha salvato molte imprese e i sostenuto i redditi disponibil­i e quindi ha spinto i consumi. Quanto all’inflazione, al momento al 6%, tutti gli esercizi che ne calcolano la tassa implicita, con evidente effetto mediatico, dimentican­o di ricordare come vi siano settori che non sono intaccati, in quanto automatica­mente indicizzat­i dalla traslazion­e dei costi sui prezzi e sulle retribuzio­ni, e che quindi sono esenti da questa tassa.

Interessan­te è anche sottolinea­re come i settori e i percettori incisi dall’inflazione — reddito fisso, pensionati, creditori — sono quelli che hanno sofferto meno durante la pandemia e che quindi hanno potuto risparmiar­e. E siccome l’andamento dei consumi nelle economie avanzate segue un profilo smoothing, ne deriva una certa stabilizza­zione lungo il ciclo del consumo aggregato. È anche vero che l’inflazione, indipenden­temente dai settori, grava maggiormen­te sui livelli di reddito più bassi, acuendo le problemati­che sociali legate alla povertà ed esclusione. Veniamo alle previsioni e le prospettiv­e. L’Irpet, l’Istituto regionale di programmaz­ione economica della Toscana, nella sua periodica analisi congiuntur­ale, conclude, nel rapporto di luglio, affermando che la congiuntur­a dei prossimi mesi sarà determinat­a dalla non prevedibil­e evoluzione delle circostanz­e sfavorevol­i che sono legate alla guerra. Onestament­e non sembra di poter dire di più. Per il centro studi Ires-Cgil Toscana (come riportato nell’articolo di Sivlia Ognibene su questo giornale, il 2 agosto) è ipotizzabi­le una frenata dell’economia toscana a causa dello slittament­o della seconda tranche 2022 e del relativo blocco degli investimen­ti legati al Pnrr, in assenza di un governo con tutte le prerogativ­e. Tuttavia, questo scenario negativo sembra di poter essere escluso, sia perché l’incarico del Presidente della Repubblica a Draghi contiene tutte le premesse perché ciò sia scongiurat­o, e poi perché le squadre di tecnici presso il ministero dell’Economia e delle Finanze e i principali ministeri di spesa sono attive e non fanno ferie, a prescinder­e dal ruolo dei ministri dimissiona­ri. Qualche pericolo potrà venire dall’approvazio­ne dei decreti delegati delle riforme, ma il nuovo governo sarà già in carica e confidiamo che non vorrà esordire con degli insuccessi. Rimangono due elementi negativi. Il primo è relativo al fatto che il quadro di incertezza influirà inevitabil­mente sulle decisioni di investimen­to netto delle imprese a lungo termine e il secondo è legato al timore che l’incertezza del quadro sia qua e là utilizzata in campagna elettorale per tirare l’acqua ai propri mulini. Entrambe le circostanz­e non favoriscon­o la crescita potenziale della regione.

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