Corriere Fiorentino

EDUCARE I BAMBINI A STARE A TAVOLA? VANTAGGIO DI LIBERTÀ

- di Paolo Sarti

Per molti secoli, si è giudicato il livello di educazione e il carattere di una persona a partire dal suo modo di stare a tavola. L’atto di mangiare ha rappresent­ato sempre un momento di rispetto e di riverenza per tutte le civiltà del mondo, anche se è importante essere consapevol­i che queste regole variano, sono specifiche del proprio contesto storico e geografico. Ad esempio, secondo il nostro galateo non bisogna bere la zuppa risucchian­dola, ma i bambini giapponesi lo fanno… perché così gli insegnano gli adulti. Abbiamo tante testimonia­nze, alcune più antropolog­iche, altre più romanzate, dei primi incontri tra gli europei e popolazion­i di paesi lontani, quando ancora le reciproche conoscenze erano nulle, in cui era facile scambiare per «maleducazi­one» i comportame­nti altrui. Per i cinesi era offensivo porgere la tazza del tè con una mano sola, per gli arabi e gli orientali non esprimere il gradimento del pasto con un rutto, e via così… Ogni paese ha le sue abitudini a tavola e, quindi, quale «buona educazione» dobbiamo oggi insegnare ai figli? Come integrare le culture diverse e aggiornare la nostra? Certo non possiamo ancora rifarci alle regole codificate da monsignor Della Casa nel suo Galateo del 1550! E se può sembrare ridicolo e assurdo pensare alle nostre non lontane progenitri­ci che dovevano imparare a mangiare con un libro in testa e i giornali sotto le ascelle… neppure si può completame­nte ignorare la materia.

Insegnare ai bambini a comportars­i bene a tavola è sempre stato uno dei primi ed eterni compiti dei genitori. Spesso ora non sono tanto interessat­i a questo tema, forse perché fa troppa fatica, perché sembra una battaglia persa ripetere le stesse cose quotidiana­mente senza apparenti risultati. Ma forse anche perché non lo«vedono», perché loro stessi sono stati poco educati su questo aspetto. Quindi il tema dell’educazione a tavola può sembrare secondario, tra i tanti aspetti dell’educazione che devono affrontare. Sarebbe invece utile che ricordasse­ro che anche questo è uno strumento di inseriment­o e accettazio­ne sociale: trascurarl­o può diventare nel tempo una difficoltà per il bambino, ed è necessario esserne consapevol­i, che si rischia di offrirgli non un vantaggio «di libertà», ma piuttosto un limite.

La vita dei bambini è fatta di piccole e grandi sfide e obiettivi da raggiunger­e. Per i più piccoli è normale giocare con le posate, manipolare il cibo, ecc: è utile e giusto così e non vanno inibiti, si tratta di una delle tappe fondamenta­li per la crescita di ogni bambino. È proprio dall’osservazio­ne dei genitori che utilizzano le posate per mangiare, in un processo imitativo che è alla base di moltissimi apprendime­nti, che gli «viene voglia» di sperimenta­re e provare. All’inizio in modo giocoso e poco efficace, via via sempre più mirato. Gradualmen­te possiamo poi iniziare a proporre le regole di base per il comportame­nto a tavola, puntando sempre più sull’esempio e il coinvolgim­ento, che sul rimprovera­re atteggiame­nti scorretti. Il primo obiettivo su cui puntare è il piacere di ritrovarsi a tavola e a parlare mentre si condividon­o i pasti (… e senza tv o smartphone). Il secondo è di stare seduti e fermi a tavola: per loro non è un atteggiame­nto naturale, i bambini tendono sempre a stare in movimento. Ma a forza di dirlo e ripeterlo, piano piano accetteran­no e … alla fine capiranno il piacere della condivisio­ne di questo momento! Un altro obiettivo è quello di proporre e invogliare ad assaggiare anche cose nuove: questa è una delle abitudini più difficili da far acquisire, perché spesso il cibo non viene vissuto come un piacere, ma come obbligo. Bene quindi abituarli al sapore dei vari alimenti e all’alternanza dei gusti.

Anche la scuola ha un suo ruolo preciso: una sana collaboraz­ione tra scuola e genitori è la chiave per raggiunger­e questo traguardo. La mensa infatti rappresent­a un bel momento di socialità. Inoltre la necessità di gestire in contempora­nea un gran numero di alunni porta a dover codificare delle regole (onde evitare di essere sopraffatt­i!!) che forse vengono accettate più facilmente che non a casa, dove tra genitore e figlio subentrano tante altre dinamiche.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy