Mai la stessa Fiorentina
In 123 partite da allenatore viola, Italiano non ha mai schierato la stessa formazione I motivi? Scelte tecniche, calendario fitto e quel desiderio di tenere tutti sulla corda
«Con me gioca chi merita». Si presentò così Vincenzo Italiano nell’estate del 2021. Quella contro il Milan, sabato sera, è stata la gara numero 123 sulla panchina della Fiorentina e in nessuna di queste è venuto meno al suo principio. Un lavoro da perfezionista puro, quale è. Lo conferma il fatto che quando ha avuto tempo a sufficienza per preparare una partita nei dettagli, difficilmente la squadra l’ha sbagliata, anche contro avversarie più forti. Un concetto — quello del «gioca chi merita» — portato all’estremo fino ad aver schierato 123 formazioni diverse in altrettante uscite. E il conteggio è destinato a non fermarsi.
Dalla prima gara ufficiale, il 13 agosto 2021 in Coppa Italia contro il Cosenza, di tempo ne è passato e anche la rosa è cambiata profondamente. Terracciano in porta, Venuti, Pezzella, Milenkovic e Biraghi in difesa, Maleh, Pulgar e Bonaventura in mezzo, Callejon, Vlahovic, Gonzalez era l’undici titolare di quel giorno. Sono in cinque i giocatori ad essere ancora alla Fiorentina, ma non è questo il punto. Non solo, almeno. Sono diversi i fattori che hanno portato Italiano a cambiare così tanto, settimana dopo settimana, per due anni e mezzo. Il primo, come detto, è l’approccio del tecnico. Un altro è l’alternanza sistematica che si è verificata in alcuni ruoli chiave. In porta, ad esempio, dove in questi anni Terracciano ha sempre finito la stagione da titolare, ma solo dopo aver vinto il confronto con i compagni di ruolo. Dragowski prima, Gollini poi e infine Christensen. È dipeso sia da scelte tecniche che dagli infortuni, ma quando erano tutti a disposizione il tecnico ha quasi sempre fatto turnover tra coppe e campionato. Ad aprile della scorsa stagione, inoltre, ha esordito pure Cerofolini.
La difesa, a conti fatti, è il reparto dove le certezze sono sempre state maggiori; e in parte anche il centrocampo perché i vari Torreira, Amrabat e quest’anno Arthur, con il fedele Bonaventura, erano titolari designati. In attacco, invece, il casting è iniziato con la cessione di Vlahovic. Cabral, Piatek e Jovic prima, Nzola e Beltran adesso. Tanti cambi, e spesso poche risposte in termini di continuità da parte delle punte, salvo il momento d’oro di Cabral a inizio 2023.
Una dinamica simile a quella che si è verificata sugli esterni, dove solo Nico Gonzalez è sempre stato certo di una maglia. Sul lato opposto si sono alternati in tanti, ma nessuno ha mai spiccato sopra gli altri, almeno finora. Non è un mistero che un esterno d’attacco in grado di alzare il livello della squadra fosse una delle richieste fatte da Vincenzo Italiano alla dirigenza, anche perché parliamo di un ruolo cruciale nella sua idea di calcio. Infine va considerato un altro concetto che l’allenatore della Fiorentina ha spesso tirato in ballo: «Questa squadra diventa vulnerabile quando non va al massimo».
Da qui il tetris di nomi per trovare l’11 titolare più in forma, pur giocando ogni tre giorni. Nessuno, va detto, ha dimenticato le 60 partite della scorsa stagione. Si contano sulle dita di una mano le squadre che in Europa hanno giocato quanto la Fiorentina, e questo certo ha contribuito a far sì che non si ripetesse nemmeno una formazione in 123 gare ufficiali (e giovedì sera in Conference League col Genk, c’è da scommetterlo, arriverà al 124esima). Se non è un record, poco ci manca. In attacco, quando la squadra si è inceppata, Italiano le ha davvero provate tutte. Quale sarà, alla fine, la combinazione vincente?
Il tetris A contribuire a questa sorta di record, l’alternanza in porta e il flop dei centravanti