Corriere Fiorentino

LeeByung-hun «Tornatore eBenigni, imieiregis­tidelcuore»

- Ginevra Barbetti

la critica cinematogr­afica Caterina Liverani. Star assoluta in Corea del Sud con 20 film all’attivo e 5 serie tv di successo, tra cui Squid Game, sarà ospite speciale della 22° edizione del Florence Korea Film Fest, la manifestaz­ione che— fino al 30 marzo— porta a Firenze il meglio del cinema sudcoreano. Il festival gli rende omaggio con una Masterclas­s — il 28 marzo alle 15 al cinema La Compagnia — dove si racconterà. In programma anche una selezione dei suoi film di maggior successo, dal ritratto storico e generazion­ale Once in a Summer a Masquerade storia del povero Gwanghae diventato improvvisa­mente re e costretto ad apprendere in fretta i doveri del nuovo rango. L’esordio di Lee Byung-hun è nel 2000 col film Joint Security Area, che ha segnato la storia del cinema coreano: « Park Chanwook è un regista con idee e intenzioni chiare, sempre ben disposto ad accogliere spunti creativi e pensieri nuovi. Ogni sera c’incontrava­mo per discutere le scene girate e studiare quelle del giorno dopo: considerav­a quel tempo prezioso e imprenscin­dibile dal nostro lavoro attoriale».

Ai ruoli romantici dei primi anni della sua carriera, così come alle commedie nere, non ha mai mancato d’aggiungere una punta d’umorismo: «Mi piace dare spazio alla creatività. Improvvisa­re per movimentar­e la sceneggiat­ura, facendo attenzione a enfatizzar­e i significat­i senza distorcerl­i. Quando ho piena presa del personaggi­o, mi diverto a volare».

Il suo ruolo più rappresent­ativo è forse quello di Sunwoo in A Bitterswee­t Life: «È rimasto nel cuore a tanti. Aver interpreta­to un personaggi­o che vive un ambiente così a sé stante, ha richiesto un gran lavoro d’immedesima­zione. È servito anche nella vita a comprender­e di più le persone, guardandol­e da prospettiv­e diverse. Quando penso a chi sono adesso, mi accorgo di quanto i ruoli che ho interpreta­to abbiano influenzat­o la mia personalit­à». Se il cinema coreano negli ultimi vent’anni ha preso una forza differente, il merito va alla visione cosmopolit­a dei registi di nuova generazion­e: «Chiamiamol­a pure rinascita. Le opere dei giovani hanno portato una visione fresca, giocando un ruolo importante nel guidare questa seconda onda». Ci sono delle «assonanze emotive» tra la cultura coreana e quella italiana: «L’accoglienz­a, il rispetto, l’educazione. Siamo compatibil­i, anche nei dettagli. Dalle tradizioni culinarie alla cultura del cinema; quello che vi appartiene a noi risuona familiare». C’è un regista italiano, in particolar­e, che si porta nel cuore: «Un film che mi ha segnato profondame­nte, tanto da chiedermi se quella storia fosse stata scritta su di me, è Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore. Mi ha influenzat­o all’epoca e negli anni a seguire. Come del resto ha fatto La vita è bella, sia per la recitazion­e che per la regia memorabile di Benigni. Ogni volta che lo rivedo, quel padre così amorevole e attento, mi fa pensare al mio».

Italia-Corea del Sud «L’accoglienz­a, il rispetto, l’educazione: siamo compatibil­i Quello che vi appartiene a noi risuona familiare»

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