Tutti insieme con la Camerata di Prato e Britten
Professionisti, bambini, ragazzi: una comunità per la «Cantata di San Nicola»
Una comunità unita dalla musica, e che vivendola in prima persona trova così il mezzo per una crescita sociale, per conoscere e condividere la bellezza. È la filosofia della Camerata Strumentale di Prato: caso unico in Italia, perché alle proposte concertistiche affianca un progetto di sensibilizzazione attraverso il coinvolgimento diretto di un’intera società civile.
Dopo le felici esperienze dell’Arca di Noè di Britten e The song of the Ladder appositamente composta da John Barber, il percorso ha portato quest’anno alla realizzazione della cantata Saint Nicolas, sempre di Britten, che verrà proposta domani e giovedì (ore 21) nella chiesa di San Domenico, a Prato.
Saranno quasi 200, fra bambini e ragazzi studenti, esecutori amatoriali, musicisti professionisti, gli uni accanto agli altri, senza distinzioni: sotto la bacchetta di Jonathan Webb, al fianco dei professori della Camerata e della voce del noto tenore Mark Milhofer, il parterre degli interpreti vedrà così partecipare anche il Coro di voci bianche, gli archi e le percussioni degli studenti della Scuola di Musica Verdi, il Coro
Euphonios, il Coro Città di Prato (che unisce i cori adulti della Scuola Verdi e di Pratolirica). Ma pure il pubblico presente verrà chiamato a fare la sua parte. L’occasione sarà anche quella per scoprire un gioiello dell’arte di Britten, una partitura scelta proprio per gli scopi che presiedono alla sua composizione: la cantata Saint Nicolas venne presentata nel 1948 per celebrare i cento anni del Lancing College (San Nicola ne è il patrono), ma facendovi espressamente partecipare musicisti amatoriali e professionisti, accomunati dal senso di responsabilità e dalla gioia di far musica insieme. «Disprezzare i dilettanti o i ragazzi che fanno musica? Mai! Io voglio scrivere per la gente», dichiarò lo stesso Britten. La cantata ripercorre la vita di San Nicola, la cui voce è affidata al tenore. E presenta momenti di potente forza rappresentativa, come nel grandioso inno sui versi del Salmo 100, dove anche il pubblico canterà. «Il simbolo più alto e manifesto di quella intenzione di coinvolgere tutti nella bellezza e nell’abbraccio della musica — dice Alberto Batisti, direttore artistico della Camerata e da sempre apostolo di Britten — chiamando alla partecipazione diretta. Il superamento della barriera fra esecutori e uditorio fu, da parte di Britten, un gesto tanto semplice quanto rivoluzionario».