Morte di Mattia, prime acquisizioni Il racconto del medico-spettatore
La dottoressa sugli spalti: «Non c’erano altri colleghi in campo, hanno chiamato e sono scesa»
Da ieri mattina l’inchiesta sulla morte di Mattia Giani — il calciatore 26enne del Castelfiorentino United che domenica scorsa durante la partita col Lanciotto si è accasciato nello stadio a Campi Bisenzio ed è morto lunedì mattina a Careggi — ha avuto una svolta: il pubblico ministero Giuseppe Ledda, che ha disposto l’esame autoptico sulla salma, ha chiuso il fascicolo esplorativo e ora indaga per omicidio colposo contro ignoti. La Procura ha delegato i carabinieri che ieri hanno iniziato le prime acquisizioni a Careggi, nelle società sportive e negli uffici del 118. E che contemporaneamente stanno sentendo i testimoni. Questa vicenda gira attorno ad alcuni punti che gli inquirenti dovranno chiarire.
Il medico in campo
Secondo la Figc è obbligatorio il defibrillatore e un medico. Se quest’ultimo non c’è un’ambulanza fuori dal campo. Sandro Giani, il padre di Mattia poi sentito dai carabinieri, ha spiegato che «non c’era il medico a bordo campo». A rispondergli, prima del silenzio stampa, il presidente del Lanciotto Giancarlo Cerbai: «Sono subito intervenuti un medico e due infermieri». Nella distinta del Lanciotto — che il Corriere Fiorentino ha pubblicato — non c’è traccia del medico: ci sono solo i nomi di un dirigente, del mister e di un massaggiatore, oltre a quello dei giocatori.
Il medico sugli spalti
Sandro Giani, il padre del giocatore, ha raccontato: «Prima che arrivasse l’ambulanza, è intervenuto il massaggiatore del Castelfiorentino. Poi è scesa una donna, forse una dottoressa, dagli spalti a prestare soccorso». Il Corriere Fiorentino è riuscito a intervistare la donna: è una dottoressa. A patto dell’anonimato lei non solo conferma il racconto del padre di Mattia ma aggiunge particolari: «Nei primi minuti non ero nemmeno in campo, perché non ero il medico della squadra. Sono entrata solo successivamente quando hanno chiesto se c’era un medico in tribuna non essendoci medici in campo».
Il defibrillatore
Secondo la Figc il defibrillatore è obbligatorio. La legge stabilisce che ci siano persone che, dopo un corso, siano abilitate a usarlo. Ma nessuno, per legge, può obbligare a usarlo su qualcuno anche in caso di emergenza. Sandro Giani ha spiegato: «In campo c’era il defibrillatore ma è stato usato in un secondo momento». La dottoressa che era sugli spalti racconta al Corriere Fiorentino: «Dopo che sono arrivata dentro il recinto di gioco, il defibrillatore è stato portato in campo: nel tempo che abbiamo iniziato a usarlo è arrivata l’ambulanza e abbiamo applicato subito il loro». Questo perché — da un punto di vista medico — il monitor-defibrillatore delle ambulanze dà informazioni sul tipo di ritmo cardiaco, per capire eventualmente quali farmaci vanno somministrati.
I soccorsi
Una volta che Mattia Giani si è accasciato a terra, sono stati chiamati i soccorsi: al momento del malore non c’era ambulanza. Lo ha ammesso anche il Lanciotto per bocca del suo addetto stampa. Martedì scorso, ai microfoni di Italia 7 — dopo aver ribadito la posizione del Lanciotto («Il medico c’era») — l’addetto stampa ha detto: «L’ambulanza non era presente sul campo, ma non è obbligatorio». Sandro Giani, il padre del calciatore, ha dato anche altri dettagli: «La prima ambulanza è arrivata dopo 15 minuti ed era senza medico. Poi è arrivata una seconda ambulanza e solo a quel punto è stato usato il defibrillatore da parte del medico. Non so in quanto tempo il secondo mezzo è arrivato.
Posso solo dire che ho chiamato l’elisoccorso ma non è mai arrivato». La prima ambulanza è arrivata otto minuti dopo rispetto alla chiamata di soccorso, stando a quanto ha spiegato l’Asl lunedì scorso. Impossibile sapere quanti minuti ci abbia messo ad arrivare il secondo mezzo col medico perché, fanno sapere dall’Asl: sul caso c’è
Documenti
I carabinieri ieri mattina sono andati negli uffici delle due società e in quelli del 118
un’inchiesta della magistratura per cui eventuali informazioni saranno fornite, se richieste, nell’ambito dell’inchiesta stessa. Ricostruire anche gli orari e quanto accaduto sarà materia di indagine.
La salute di Mattia
«Mio figlio non beveva e non fumava: era un ragazzo sano e sportivo», ha detto il padre Sandro. Se si eccettua uno stop di otto mesi per un problema al ginocchio, Mattia aveva passato tutte le visite mediche: i certificati di attività agonistica — confluiti nell’inchiesta per omicidio colposo della Procura — attestano la sua salute. La Procura ha appunto disposto l’esame autoptico anche per questo motivo.
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