I figli di Capovani, un anno dopo: «Non aveva paura dei pazienti»
Pisa, il processo a Seung per l’omicidio della psichiatra. La deposizione dei tre ragazzi
Un anno fa Barbara Capovani era viva e senza alcuna paura di morire per colpa di un lavoro che amava. E invece è quello che è avvenuto alle 17.53 circa del 21 aprile 2023, varcata la soglia dell’edificio che ospita il reparto di salute mentale dell’ospedale Santa Chiara di Pisa dove ad attenderla con un’arma mai più trovata c’era il suo assassino. Che per la procura pisana è Gianluca Paul Seung, il 36enne di Torre del Lago unico imputato per la morte della dottoressa.
«Nostra madre Barbara Capovani diceva sempre di non avere paura di quello che faceva, tantomeno di aver paura dei suoi pazienti». Lo hanno detto i figli della donna, Alice, Piergiorgio e Mia ieri durante l’ultima udienza del processo per l’omicidio, dando un ritratto della madre: «Una mamma molto presente che ha lasciato un vuoto incolmabile nelle nostre vite».
Il sorriso di Barbara è rimasto nei cuori e nelle menti di chiunque abbia lavorato con lei, una sua foto ha campeggiato, esposta ad una finestra, per giorni fuori da quell’edificio che ora porta il suo nome. Era diventato un pellegrinaggio laico per medici, infermieri e operatori che in quei giorni andavano ad accendere una candela e portare un fiore, un dolore collettivo sublimato nel grande corteo di migliaia di persone che pochi giorni dopo la sua morte fermò Pisa per una sera, e non solo Pisa.
Ora è nell’aula del tribunale che la famiglia continua la battaglia per il suo ricordo. In quell’aula però deve ancora entrare, e forse lo farà presto per fornire al giudice la sua versione, Seung, atteso nella prossima udienza del 15 maggio. Sedicente sciamano e autoproclamatosi difensore dei diritti dei malati psichiatrici, per il professor Paterniti, perito del pubblico ministero Lydia Pagnini, soffre di un «disturbo paranoide narcisistico antisociale» ed è stato descritto come un «soggetto psicopatico che meditava vendetta» ma ritenuto comunque imputabile ai fini processuali di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.
«Non si tratta di un soggetto delirante, in realtà è uno psicopatico caratterizzato da un profondo narcisismo aggressivo, da un’ottima intelligenza ed una grande capacità di manipolare le persone — ha deposto così in aula il professor Paterniti — a mio parere lui ha una diagnosi di psicopatia, piuttosto che di delirio o altri disturbi psichiatrici maggiori». Grande e rumoroso fu il coro di medici e rappresentanti di categoria che chiedevano più sorveglianza e più sicurezza soprattutto in quel reparto, eppure appena pochi giorni fa, una nuova aggressione ancora da parte di una paziente ai danni di una dottoressa, esattamente nello stesso reparto.
I dati delle violenze sul personale sanitario sono in aumento e hanno toccato quota 1027 in Toscana nel primo semestre dell’anno scorso, 572 delle quali nel territorio dell’Asl Toscana Nord Ovest.