Corriere Fiorentino

Vitti, quella ragazza con la pistola tra locandine, foto, autobiogra­fie

All’Arsenale fino al 5 maggio una mostra dedicata alla grande Monica, icona della commedia all’italiana e musa di Antonioni

- Ginevra Barbetti

«L’«Oggi scrivo non per ricordare, ma per reinventar­mi tutto, per cancellare e ricostruir­e visi e fatti che mi girano da tanto tempo intorno»

immagine della Vitti nel manifesto disegnato da Alice Milani, ispirato a Dramma della gelosia di Ettore Scola del 1969, è forse la sua più rappresent­ativa. È solare, sorridente, vivace come lo sono state le sue interpreta­zioni nei grandi film della commedia all’italiana, dov’è l’unica donna a occupare un ruolo di rilievo insieme a un parterre di attori: Sordi, Mastroiann­i, Tognazzi, e così via».

Chiara Tognolotti, docente di Storia del Cinema Italiano dell’Università di Pisa, racconta Cara Monica. Frammenti, immagini, ricordi la mostra del Cineclub Arsenale dedicata a Monica Vitti fino al 5 maggio. I momenti più significat­ivi della carriera dell’attrice in un percorso tra foto e locandine originali dei suoi film di successo: «Il deserto rosso rappresent­a una delle sue interpreta­zioni più complesse — continua Tognolotti — qui incarna la visione del regista, dando corpo alla ricerca sulla visione cinematogr­afica di Antonioni. Lei stessa scrive in Sette sottane, una delle sue autobiogra­fie: «Ero diventata un colore»: come se la sperimenta­zione sull’uso cromatico passasse attraverso la sua performanc­e». In esposizion­e anche abiti, accessori e la ricostruzi­one di un camerino con lo specchio da trucco. E poi, le sue due autobiogra­fie: «Che ruotano intorno al racconto dell’infanzia, della formazione e al sodalizio con Antonioni, fino ai Settanta. La prima, Sette sottane, segue il filo dei ricordi, o meglio, del dimenticar­e, e si apre con queste parole: «Ad un certo punto della mia vita, a mia insaputa, devo aver deciso di dimenticar­e. Non dimenticar­e i dolori o gli errori, ma dimenticar­e fatti, persone, forse solo confondere tutto».

Nella seconda, Il letto è una rosa, che pubblica nel 1995, la memoria è reinvenzio­ne di sé: «Oggi scrivo non per ricordare, ma per reinventar­mi tutto, per cancellare e ricostruir­e visi e fatti che mi girano da tanto tempo intorno e ridono insieme a me; non di me». In calendario, per la serata del 5 maggio ci sarà il concerto di Andrea Pellegrini Note della Notte, con musiche di Gaslini dal film La notte, seguirà la proiezione.

«Scoprire di far ridere è stato come scoprire di essere la figlia del re» diceva la Vitti. «Entra all’Accademia di arte drammatica Silvio D’Amico nel 1950, nonostante la voce roca e afona che viene considerat­a un difetto e che diverrà invece uno dei suoi tratti più distintivi — prosegue Tognolotti — È lì che Sergio Tofano ne intuisce il talento e la incoraggia a studiare, a recitare in ruoli brillanti. Diventa poi attrice nella Compagnia degli spettatori italiani: come primo ruolo le viene affidato il Prologo in La mandragola di Machiavell­i. Continua con la compagnia de Il teatro dei Gobbi, con Ettore Caprioli e Franca Valeri, e il varietà di Senza rete, insieme a Bice Valori. Il cinema arriva attraverso il doppiaggio, nel sodalizio con Antonioni, nel 1957 di Il grido, dove doppia la protagonis­ta, Dorian Gray».

 ?? ?? L’opera Monica Vitti vista dall’artista e fumettista Alice Milani che si è ispirata alla locandina di «Dramma della gelosia» di Scola (1970)
L’opera Monica Vitti vista dall’artista e fumettista Alice Milani che si è ispirata alla locandina di «Dramma della gelosia» di Scola (1970)
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La locandina di «Deserto rosso» di Antonioni del 1964

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