Corriere Fiorentino

OCCASIONI MANCATE E ILLUSIONI

- Stefano Fabbri

Ma a sbagliare non possono essere sempre soltanto gli altri. Tuttavia, nel lungo e accorato comunicato con cui l’Associazio­ne 11 Agosto ha reso nota la propria rinuncia alla corsa dell’8 giugno, non vi è traccia di autocritic­a. Eppure qualcosa da rimprovera­rsi ci può essere. Come, ad esempio, la pervicacia di Montanari nel rifiutare la guida in prima persona, come candidato sindaco. Può piacere o meno, e può essere considerat­o anche ingiusto, ma per chi vuole fare il federatore, in una stagione in cui la maieutica non è più di gran moda, occorre stare al gioco e metterci faccia, carne, ossa e sangue. Insomma: il passo di lato se era un gesto di generosità, è stato invece percepito — al netto dei legittimi interessi personali — come un non crederci davvero. L’assenza di un minimo comune denominato­re nell’area che cercava un’alternativ­a unitaria tra un «Nardella-ter» ed il centrodest­ra formato civico potrebbe però valicare i limiti delle dinamiche interne ed invadere il perimetro dello scontro tra i contendent­i che, al momento, sembrano i più accreditat­i: Funaro e Schmidt. Senza nulla togliere, anzi, al ruolo importante che giocherann­o in proprio, e ciascuna per sé, Stefania Saccardi e Cecilia Del Re. Apparentem­ente, infatti, il tramonto del progetto di Montanari può sembrare l’avverarsi della previsione-monito di Dario Nardella, per cui l’unica alternativ­a possibile ad un governo cittadino imperniato sul Pd poteva essere solo il voto al centrodest­ra. Ma l’effetto-boomerang che questa affermazio­ne suscitò allora, rischia invece di essere moltiplica­ta dall’illusione ottica che la rinuncia di Montanari faciliti il successo del centrosini­stra. Quanto può funzionare la precondizi­one antifascis­ta come unico collante contro un cambio di guardia a Palazzo Vecchio? Quanto lo stanco refrain del voto utile al candidato «meno lontano»? E quanto può rischiare di pesare il possibile ingrossars­i delle file dell’astensione, soprattutt­o in un eventuale ballottagg­io? Presto per dirlo. Ma, forse, se al momento opportuno le primarie si fossero celebrate non come rito, ma come processo inclusivo anche delle diversità che il centrosini­stra avrebbe potuto tenere al proprio interno, sarebbe stato più facile rispondere già adesso.

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