Faentina, lo stop di sindaci e pendolari «La linea ad agosto non può chiudere»
Assemblea davanti alla stazione di Borgo San Lorenzo «Sì a lavori e ai 170 milioni di investimenti, ma no ai bus»
«Vorrà dire che per arrivare a Firenze ci toccherà fare la stazione dell’Alta Velocità in Mugello». I pendolari della Faentina sono in fermento: la notizia storica, arrivata giovedì sera, che alla linea ferroviaria saranno destinati 170 milioni di euro — 140 col Pnrr, 30 dal commissario Francesco Paolo Figliuolo per le frane di maggio 2023 — invece di scatenare festeggiamenti, provoca preoccupazione: perché i lavori a stralci, previsti nelle estati 2024 e 2025, tra fine luglio e inizio settembre prossimi potrebbero portare alla chiusura totale per quasi un mese e mezzo di una linea che trasporta migliaia di pendolari.
«Il paradosso è che la Faentina sarà la prima tratta toscana in cui sarà realizzato il sistema Ertms, che garantisce maggiore sicurezza e la possibilità di far viaggiare treni più ravvicinati. Ma se i treni non ce li mettono...». Così, ieri, il sindaco di Borgo San Lorenzo, Paolo Omoboni, ha arringato la folla a un’assemblea che era stata organizzata da giorni davanti alla stazione: presenti rappresentanti dei pendolari, sindaci del Mugello, candidati sindaci, candidati consiglieri comunali. Giovedì sera, alla riunione con Rete Ferroviaria Italiana e la Regione, Omoboni ha ufficialmente chiesto che «visto che i cantieri saranno a stralci, che lo siano anche le chiusure. Non ha senso bloccare per così tanto tempo tutta la Faentina». La risposta di Rfi è stata che saranno valutate soluzioni alternative. Ma i tempi sono molto corti.
L’assemblea convocata ieri alle cinque di pomeriggio («cominciata un po’ in ritardo, ma va bene perché si parla di ferrovie») ha visto il portavoce del comitato pendolari «Mugello attaccati al treno», Massimo Rossi, fare una chiamata all’«unità» agli amministratori della valle: «È vero che ad agosto non ci sono gli studenti, ma i lavoratori che non sono in ferie sono tanti — ha detto Rossi — e i bus sostitutivi, contando anche i cantieri fiorentini della tramvia, ci mettono il doppio ad arrivare in Fortezza», un’ora e venti contro quaranta minuti, da Borgo.
Ma i pendolari vanno oltre e lanciano un decalogo per rilanciare una linea falcidiata dai disservizi: sostituire tutti i vecchi treni con i nuovi Blues (oggi solo una minoranza), introdurre più corse e treni più capienti, realizzare tratti a doppio binario per facilitare gli scambi, trasformare le tratte dei bus verso Firenze, spesso vuote (ieri davanti alla stazione di Borgo ben tre bus sono arrivati senza neanche un passeggero), in un servizio che porti i mugellani alle loro stazioni, consentire ai pendolari mugellani di arrivare in Santa Maria Novella e non ai binari 17-18 (di fatto in Fortezza), azzerare il costo dell’abbonamento in caso di gravi ritardi, obbligare Fs a confrontarsi con i pendolari. E, infine, non chiudere la Faentina ad agosto.
I pendolari ricordano che prima della Seconda Guerra Mondiale i treni impiegavano 32 minuti ad arrivare a Firenze, contro i 40 attuali. «Il nostro non è il trenino che va sulle montagne, è un servizio che trasporta migliaia di lavoratori a Firenze per guadagnarsi lo stipendio. Pretendiamo rispetto», ha detto Rossi.
Se, a differenza delle risorse promesse in passato, i 140 milioni legati al Pnrr dovrebbero essere effettivamente spesi nel giro di due anni, perché l’Europa pretende che le opere legate al Piano siano concluse entro il 2026, in Mugello si guarda con preoccupazione al futuro.
A spiegarlo è stato il sindaco di Scarperia e San Piero, Federico Ignesti: «Un conto
Le proposte Nell’incontro di ieri è stato messo a punto un decalogo per Regione e Ferrovie
gli investimenti sulla linea, altro conto è la spesa corrente per i treni. Presto Firenze introdurrà lo Scudo Verde. E noi rischiamo di essere esclusi dalla città».