Tallini, poetessa del piano solo «La musica, mio angelo custode»
Oggi il concerto sulla Terrazza Belvedere: «Quando suono torno la bambina che saliva su quattro cuscini per arrivare alla tastiera»
Un pianoforte sulla Terrazza Belvedere del Giardino Bardini, a Firenze. Ottantotto tasti per entrare nel mondo interiore di Stefania Tallini, tra le più apprezzate pianiste e compositrici jazz in Europa, per l’originale linguaggio che fonde influenze jazz, musica classica e brasiliana. Il suo concerto di oggi (ore 18) chiude «I Poeti del Piano Solo», festival organizzato da Musicus Concentus in collaborazione con l’Associazione Something Like This.
«Eseguirò brani tratti dai 12 album che ho pubblicato e miei arrangiamenti tra tre standard jazz», anticipa la musicista che farà per la prima volta improvvisazione in piano solo. «La musica matura: fino ad ora avevo strutturato il piano solo in scaletta, facendo invece improvvisazione in duo. Ora sento il bisogno di sentirmi più libera, allargando il mio mondo musicale. Non vedo l’ora di sperimentare una cosa mai fatta prima, in un luogo dal panorama mozzafiato, che sicuramente mi ispirerà», spiega la pianista romana, «nata per caso» a Catanzaro. «Il lavoro di mio padre, dirigente Sip, ci ha portato in giro per l’Italia. Io, la più piccola di 5 fratelli, sono nata a Catanzaro e rimasta lì fino ai 4 anni. Poi ho vissuto tra Roma e la campagna romana, dove ora sono felicemente tornata». A 4 anni e mezzo l’incontro con il pianoforte: «Andammo in un negozio di musica perché mamma voleva comprare una tastiera a mia sorella. Mentre lei parlava con il commesso mi avvicinai a un pianoforte e con il ditino iniziai a suonare a orecchio... non ho più smesso. Suonare è stato il mio gioco; non so fare altro. D’altra parte a casa mia c’è sempre stata musica. Mio padre ha suonato il violino fino alla morte; mia madre aveva una voce pazzesca: a nessuno dei due i genitori ha permesso di fare il musicista», racconta ancora Stefania Tallini.
«La musica mi ha sempre salvata. È stato il mio angelo custode, anche se non ci credo, in tutti i momenti difficili: quando ho perso mio padre, a 12 anni; durante la depressione, a 18 anni; nel 2009, quando una brutta malattia ci ha strappato un fratello, che aveva 43 anni e due bambini piccoli». «La musica è sempre stata anche il mio amante», aggiunge raccontando la relazione con Franco Piana. «Abbiamo un rapporto libero, a quattro: io lui, il pianoforte e la tromba», sorride. «Suonare insieme smuove canali inconsci di vitalità, sensualità, complicità, intimità. Dopo l’ultimo disco insieme, E se domani, abbiamo fondato un ottetto con cui incideremo un altro album, che presenteremo in prima assoluta al Colosseo, per «Jazz & Image», annuncia l’artista che si è esibita più volte al Quirinale e in giro per il mondo: dal Brasile, la sua seconda patria, alla Slovenia. «Quando suono il piano solo torno la bambina che saliva su 4 cuscini per arrivare alla tastiera. Entro in una grotta di protezione, ma entro in comunicazione con il pubblico e lui raggiunge me».