«Molti giudici e pm non conoscono il carcere»
L’avvocato Passione e i casi di ingiusta detenzione: «A volte non si pensa alle conseguenze»
Avvocato Michele Passione secondo i dati del Ministero dell’Economia nel 2023 lo Stato ha speso quasi 28 milioni per ingiusta detenzione, una cifra che fa impressione.
«Sicuramente nel nostro Paese c’è un uso eccessivo della custodia cautelare. Non voglio dire che si faccia un uso irragionevole o gratuito di questo strumento ma che forse quando si decide una misura così afflittiva non si tenga conto delle conseguenze sulla vita delle persone. Gli effetti della detenzione sono sempre devastanti, perdita dell’onore e della salute in primis. Il carcere è l’unico luogo in cui entri sano e ti aprono una cartella clinica».
Quale può essere il rimedio?
«I magistrati devono essere scrupolosi e usare questo strumento con cautela. A differenza dei magistrati di sorveglianza spesso pm e giudici non conoscono i luoghi dove mandano le persone. A tal proposito alcune associazioni tra cui Unione camere penali, Società della Ragione, Amici di Sciascia, Fondazione Enzo Tortora, stanno portando avanti una proposta di legge volta a rafforzare il livello di consapevolezza dei magistrati sul tema della privazione della libertà personale. Si prevede che l’attività formativa del magistrato comprenda anche lo studio del diritto penitenziario e della letteratura dedicata al ruolo della Giustizia, e che i magistrati in tirocinio svolgano un’esperienza formativa in carcere di 15 giorni. Del resto è un’esigenza rimarcata fin dal 1904 da Filippo Turati e ripresa sulla rivista «Il Ponte» nel 1949 da Piero Calamandrei che a proposito dell’esigenza di vedere le cose per poterne parlare si era riferito a un magistrato fiorentino il quale aveva chiesto ai superiori il permesso di andare sotto falso nome per qualche mese in un “reclusorio” perché solo così avrebbe capito la condizione materiale e psicologica dei reclusi».
La riforma sulla giustizia prevede che siano tre giudici, e non più uno, a decidere sulla custodia in carcere. È la giusta direzione?
«Quel disegno di legge si è perso nella notte dei tempi ma credo che il contraddittorio preventivo con l’indagato prima della misura cautelare sia una garanzia in più: prima di arrestarti voglio interloquire con te, dandoti la possibilità di difenderti subito».
Non c’è il rischio che questo confronto preventivo vanifichi la misura?
«Il confronto preventivo è escluso per i reati più gravi il che è irragionevole dato che proprio in questi casi le garanzie dovrebbero accrescersi e non diminuire».
C’è un uso eccessivo della custodia cautelare: i penitenziari sono l’unico posto dove entri sano e ti aprono una cartella clinica
In caso di ingiusta detenzione accertata non c’è conseguenza per i magistrati. C’è qualcosa da correggere?
Il nostro ordinamento non prevede la responsabilità diretta del magistrato. Sicuramente non c’è mai stato ostacolo a una progressione in carriera delle toghe che hanno applicato misure poi rivelatesi prive di fondamento.