Tutto sulla musica americana A Prato il centro internazionale
Dagli Stati Uniti a Palazzo Martini grazie alla donazione dell’archivio Icamus di Aloma Bardi: un patrimonio in parte sconosciuto
Prato diventa capitale della musica americana, tutta da scoprire. «Non abbiamo mai pensato a un’altra città. E abbiamo avuto ragione: a Prato, città multietnica, abbiamo trovato grande apertura ed accoglienza», Aloma Bardi, esperta di musica americana, spiega così la scelta di donare alla Scuola di Musica Verdi del Comune di Prato l’archivio di Icamus-The International Center for American Music, da lei fondato (nel 2002) e diretto.
Grazie alla donazione di Aloma Bardi, certaldina da tempo residente oltreoceano per motivi di ricerca, il centro studi sulla musica americana si spotaloghi sta per la prima volta fuori dagli Stati Uniti: al Palazzo della Musica di Prato (Palazzo Martini), già sede della Scuola Verdi, della Camerata Strumentale di Prato e dell’emittente radiofonica Rete Toscana Classica. Oggi alle ore 17 il taglio del nastro, con un programma che alterna approfondimenti e interventi musicali, comprese due prime esecuzioni di pagine composte per l’occasione da Jerome Margolis e Douglas Hedwig che hanno donato le loro opere edite e inedite, manoscritti e materiali d’archivio al centro pratese, organizzato come uno spazio aperto a tutti, studiosi e curiosi, con un angolo dedicato ai bambini.
Circa 10 mila i volumi delle diverse sezioni, tra cui testi riproduzioni di manoscritti e edizioni rare; libretti; edizioni critiche; partiture; libretti; cataloghi ragionati; riviste; ricerche universitarie; trattati e caillustrati sulle arti visive americane; dizionari e lessici della lingua inglese e angloamericana. E anche dischi vinile, lp, cd, dvd, audiocassette, registrazioni dal vivo audio e video.
«La biblioteca e l’archivio testimoniano i due decenni di attività di Icamus, che ha sempre affiancato didattica ed esecuzione — sottolinea Bardi — per diffondere a livello internazionale la musica americana, troppo scarsamente conosciuta, mai praticata a livello accademico, quasi assente nei programmi concertistici. Perciò abbiamo a Palazzo della Musica un pianoforte verticale e un armonium del 1865, su cui potremo eseguire pezzi di compositori ancora sconosciuti ai più, come William Billings e Anthony Philip Heinrich, tra i protagonisti del ‘700 rivoluzionario; grandi figure del Romanticismo americano come Louis
Moreau Gottschalk; e molte compositrici (Amy Beach e Florence Price, ad esempio). E poi, prima dei più noti Gershwin, Copland o Adams, c’è stato il grande Charles Ives, che rappresenta l’inesauribile modernità e l’audace sperimentalismo musicale americano». In omaggio del 150esimo anniversario della sua nascita, Ives è oggi protagonista sui leggii in Sala delle Colonne. Alle ore 17 il duo composto da Alberto Bologni e Carlo Palese (violino e pianoforte) esegue il suo Decoration Day; alle 21, per il concerto Avanguardia e memoria il violinista fiorentino propone la più personale e spirituale tra le quattro sonate violinistiche ivesiane (num. 3), ispirata agli inni di chiesa ascoltati dal compositore durante l’infanzia e adolescenza nel New England.