LA SFIDA DI AVVICINARE DEI GIOVANI CALCIATORI AI MALATI TERMINALI
Alla periferia di Grosseto, proprio all’inizio del viale che collega la città al lungomare, il navigatore mi fa deviare su una stradina sterrata: sullo sfondo, una grande pineta; in primo piano, una palazzina a due piani di nuova costruzione. Dalle placche «La Farfalla Onlus» applicate sulle fiancate delle diverse auto di servizio parcheggiate sul piazzale ho la conferma di essere arrivato a destinazione. E infatti una volta entrato nella hall della sede dell’associazione ci sono Loriana e Alessia che subito mi danno il benvenuto e mi guidano in una saletta per dare il via alla nostra riunione. Questa trasferta a Grosseto fa parte della preparazione del progetto educativo «Solo piedi buoni» che con la Figc della Toscana sto mettendo a punto il prossimo anno calcistico: dieci squadre giovanili di calcio (una per ogni provincia) da gemellare ciascuna con un’associazione della stessa città o paese nel quale la squadra fa base. Mi piaceva, almeno per uno dei dieci gemellaggi, trovare un’associazione che si prendesse cura dei malati. E cercando su internet ho scovato La Farfalla, una realtà che da quasi vent’anni a Grosseto si occupa (in partnership con la Asl) di cure palliative per pazienti con malattie in fase avanzata.
Sarà una bella sfida, avvicinare dei giovani calciatori diciassettenni alla sofferenza di chi sta giocando la partita più importante della propria vita; una sofferenza che però è lenita dalla dedizione, dalla professionalità e dall’umanità della squadra di infermieri, psicologi e volontari di una realtà come La Farfalla. «Avete avuto una bellissima idea — mi incoraggiano Valeria e Alessia — a proporre a una squadra di adolescenti di interfacciarsi per più volte durante l’anno con la nostra associazione. Vedi Tommaso che viavai che c’è lì all’ingresso? Sono persone che vengono da noi su input del medico curante o del medico palliativista per essere sostenute gratuitamente nel loro percorso, ricevendo sia delle cure che leniscono il dolore sia un supporto psicologico (per loro stessi e per i loro familiari). Il nostro personale fornisce gratuitamente ai pazienti cure palliative anche a domicilio, e un servizio foresteria per le persone che arrivano da località lontane come l’Amiata o l’isola d’Elba per effettuare le terapie qui da noi».
Provo a fare l’avvocato del diavolo, e chiedo alle mie due cicerone: «Cosa potremmo dire a quei ragazzi della squadra di calcio a cui una proposta del genere facesse paura?». E Loriana mi risponde sorridendo: «Ovviamente non manderemo i calciatori allo sbaraglio. I ragazzi saranno sempre vicini a qualcuno di noi nell’approcciarsi ai malati e ai loro familiari. Io però per convincerli partirei, più che dalle teorie, dalla mia esperienza diretta. Sono una maestra in pensione. Ho iniper ziato a fare volontariato alla Farfalla stando vicino a una mia cara amica malata di tumore, che ora non c’è più. Durante quella mia prima esperienza ho respirato tanto dolore, ma sai la sofferenza più grande che tanti malati mi hanno raccontato qual era? Non il male fisico, ma la solitudine: non avere nessuno che ti viene a trovare; e spesso erano persone con una famiglia e dei figli. Stando vicino a queste persone ti rendi conto di fare qualcosa di estremamente prezioso: la gratitudine che tanti malati e familiari ti esprimono per la compagnia molto semplice che te cerchi di offrirgli è una cosa grande; e poi questi giovani calciatori che verranno a fare squadra con noi da settembre a maggio si accorgeranno di quanto le persone malate terminali diventino dei maestri di vita; certi loro racconti e riflessioni, che solo chi sa di doversene andare fra poco tempo riesce a fare, ti illuminano sulle vere priorità della vita; sul non sprecare il tempo, sul vivere a fondo e a cuore aperto le proprie relazioni umane, sul riconoscere la meraviglia anche nelle piccole cose». Che supersfida che sarà, per i ragazzi della squadra di calcio di Grosseto che fra poco contatteremo. Io già non vedo l’ora di accompagnarli e di fare il tifo per loro.
❞ Sono in trasferta a Grosseto per il progetto educativo «Solo piedi buoni»: dieci squadre giovanili, una per ogni provincia, da gemellare con un’associazione del loro territorio È così che ho trovato La Farfalla Onlus...