Metamorfosi senza confini al Cantiere Florida
Domani in scena danzatori, studenti con differenti forme di disabilità e insegnanti
Teatro sociale, pedagogico, inclusivo, per esplorare le molteplici forme dell’esistenza. Si intitola Metamorfosi, dell’esserci e del divenire lo spettacolo che debutta domani (ore 19) al Teatro Cantiere Florida di Firenze con un’originale compagnia formata da tre danzatori professionisti (Aldo Nolli, Carmine Catalano, Matilde Di Ciolo), venti studenti con differenti forme di disabilità fisiche e intellettive e i loro educatori.
Sarà la prima ricaduta pubblica del laboratorio «Confini», curato dall’Associazione Il Vivaio del Malcantone nell’Istituto Sassetti Peruzzi di Firenze e nei licei artistici di Porta Romana e di Sesto Fiorentino. La regia è di Cesare Torricelli; la coreografia di Daria Lidonnici; le musiche di Zakaria Mejhed. «Confini è uno spazio dove si sperimentano le relazioni con il linguaggio del corpo e il gioco», spiega Gianna Moretti, educatrice esperta di inclusione sociale che ha collaborato al progetto. «L’esperienza, godibile da tutti, lascia dell’altro una conoscenza autentica che spesso non emerge nella condotta del quotidiano. In fondo — aggiunge — si tratta di un insieme di energie condivise che aiutano, anche grazie al movimento, l’attivazione personale e l’essere presenti a se stessi ed agli altri nel qui ed ora».Utilizzare il corpo e le emozioni come materia prima di gioco e sperimentazione, ha tirato fuori il potenziale creativo di ciascuno, favorendo l’inclusione.
Il filo conduttore sono Le Metamorfosi di Ovidio. «In due anni di ricerca ci siamo riconosciuti nelle nostre consuetudini e nelle nostre deviazioni. Siamo scivolati nel fango di cui sono composti i nostri corpi per risalire verso la luce di una crescita possibile e agognata. Quasi come creature mitologiche, quasi animali, esseri resi esemplari dalla vocazione e dal piacere di esserci. Insieme», spiega il regista Cesare Torricelli che da oltre venti anni propone laboratori teatrale come dispositivo pedagogico. «Il lavoro prende spunto proprio dal processo di continuo divenire del laboratorio di arti performative, per dare vita — suggerisce — a immagini oniriche e ancestrali ispirate alle Metamorfosi di Ovidio, testo ricchissimo di visioni e suggestioni che hanno ispirato le nostre improvvisazioni».