Corriere Torino

E ora anche Profumo rischia In bilico la guida dell’acri

Dalla sindaca si aspetta un segnale. L’irritazion­e di Guzzetti

- Di Andrea Rinaldi

La caduta di Peveraro da Iren è la spia che la partita di Francesco Profumo per l’acri non è ancora chiusa. Per quanto si tiri in ballo l’ala radicale in Comune, è pur sempre stata Appendino a premere il pulsante dell’eliminazio­ne dell’attuale numero uno della multiservi­zi. E, se la maggioranz­a continuerà a governare in questo modo sotto la Mole (vedi alla voce Olimpiadi 2026 e mozione No Tav), anche per il presidente di Compagnia di San Paolo potrebbe profilarsi all’orizzonte un altro problema, oltre a quello con Giuseppe Guzzetti. Ci si aspettereb­be infatti un segnale di via libera da parte di Appendino sul bis dell’ex ministro in Compagnia.

Francesco Profumo sta già scrivendo il suo discorso di insediamen­to al vertice dell’acri. Ma la partita non sarebbe ancora chiusa e la caduta di Peveraro da Iren ispirerebb­e a una maggiore cautela. Per quanto si tiri in ballo l’ala radicale in Comune, è pur sempre stata Appendino a premere il pulsante dell’eliminazio­ne dell’attuale numero uno della multiservi­zi. E, se la maggioranz­a continuerà a governare in questo modo sotto la Mole (vedi alla voce Olimpiadi 2026 e mozione No Tav), anche per il presidente di Compagnia di San Paolo potrebbe profilarsi all’orizzonte un altro problema, oltre a quello con Giuseppe Guzzetti. Appendino lo

aveva detto chiaro e tondo ai suoi esordi da amministra­trice cosa pensava di Profumo e Peveraro («dovrebbero fare un passo indietro», giugno 2016). Ci si aspettereb­be dunque un segnale di via libera da parte della prima cittadina a un bis di Profumo in Compagnia (la scadenza del suo mandato è nel 2020), che da presidente ha coperto la città di erogazioni e tanto sta facendo per indirizzar­la verso un nuovo sviluppo. Con l’ok della sindaca la strada di Profumo verso la presidenza Acri a quel punto sarebbe spianata.

L’incoronazi­one dovrebbe avvenire il 21 maggio. Il condiziona­le è d’obbligo, perché se Appendino si comporterà come ha fatto con Peveraro, Profumo potrebbe rimanere solo un anno in sella alla Compagnia. A quel punto come potrà guidare l’acri senza una fondazione sotto di sé? Spiegano sempre fonti bancarie tra Torino e Milano, che Guzzetti questa cosa la sappia benissimo. Ma dicono anche un’altra cosa. E cioè che sia molto irritato per come è stata gestita la partita della composizio­ne della lista di maggioranz­a per il rinnovo del board di Intesa Sanpaolo, di cui Compagnia è il primo azionista. Una partita che ha visto Profumo contrappos­to al comitato della stessa fondazione. La cosa curiosa è che il copione si era già visto nel 2018 per la sostituzio­ne del segretario Piero Gastaldo con Alberto Anfossi. Anche lì Profumo prese una strada diversa da quella del «suo» comitato.

Intanto Licia Mattioli, che qualcuno descrive come proiettata verso la succession­e di Profumo, avrebbe ritrovato ottimi rapporti con il sistema Appendino. Mentre continua a crescere nel mondo delle fondazioni bancarie il consenso attorno alla candidatur­a in Acri di Giovanni Quaglia. Il numero uno di Fondazione Crt sta girando l’italia per presentare il suo libro, scritto con Michele Rosboch, «La forza della società». Una vera campagna elettorale sotto l’egida di questo volume-manifesto vergato per Aragno. Quaglia è ampiamente sostenuto dalle fondazioni piemontesi, tra le più patrimonia­lizzate d’italia, ma pare non corra buona sangue tra lui e Guzzetti.

Tanto che non è sfuggita l’assenza di Fondazione Crt — e guarda caso di tutti gli altri presidenti di enti piemontesi — l’8 aprile alla Scala di Milano, quando si è celebrato l’addio dell’avvocato comasco alla presidenza di Fondazione Cariplo. Un’assenza che qualcuno ha letto come la prova di forza nei confronti del grande signore dell’acri. Che a gennaio aveva sancito la sua investitur­a a Profumo al Teatro Regio di Torino. Sarebbe un bel voltafacci­a nei confronti dell’ex ministro.

Al discorso d’addio L’assenza di Quaglia alla Scala è stata letta come una prova di forza verso Guzzetti

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