In piazza i delusi dalla sindaca Identificato chi contestava
Le persone in piazza ad ascoltare il leader della Lega Matteo Salvini vogliono lui. La maggioranza, tra giovani che sognano la politica, famiglie vestite con l’abito della domenica e gruppi di amici, non conosce il candidato alle Regionali del centrodestra Alberto Cirio, ma ha votato la sindaca Chiara Appendino per poi pentirsene. E i contestatori, dagli anarchici ai giovani solitari, vengono identificati (se non scacciati). «Io sono qui perché adoro Salvini, sono di destra, votavo Almirante, e lui è più di destra di molti altri. Cirio? Non lo conosco», dice Nicola Cusanno. A votare il vecchio Movimento Sociale Italiano era anche Guido Chiapasco, di ritorno dal Brasile: «Non ho mai sentito nominare
il candidato del centrodestra, ma penso ci siano delle buone possibilità di espugnare Chiamparino, anche se non mi dispiace perché è una persona gentile, ci mangerei una pizza». Seduti sulla statua in mezzo a piazza Carlo Alberto ci sono anche Silvia e Paolo, coppia di quarantenni: «Viviamo in collina, ma sentiamo la delinquenza. Ecco perché abbiamo votato Salvini e continueremo a farlo. Alle comunali abbiamo scelto Appendino, ma siamo pentiti: non ha cambiato nulla». Rita Rosino ha ottant’anni ma ne dimostra almeno dieci in meno, è una ex insegnante di inglese ed è con sua nipote: «Io sono leghista da sempre. Bossi ha già dato tanto, penso che Salvini sia un buon erede: riempie le piazze. E un leader deve essere giovane. Nel 2016 ho votato Appendino e me ne sono pentita: si mangia le parole e poi non ha calore. Non credevo avrebbe vinto, volevo solo dare una lezione a Fassino». Marco Spinelli ha la sua età, ma con la prima cittadina è più clemente: «Non è mica facile governare, si è trovata una situazione complicata. Cirio mi sembra una persona sveglia e giovane e con voglia di fare». Ma in piazza ci sono anche i contestatori. Come due ragazze con il cartello «Invasione è una tua invenzione», identificate e costrette a rimuoverlo. O come una decina di ragazzi del mondo anarchico e le due ragazze che hanno urlato «fascista» all’inizio del comizio, denunciate per vilipendio a carica istituzionale. Tra loro c’è Dana Lauriola, storica figura di Askatasuna, impiegata del Comune, che dichiara: «Abbiamo urlato e siamo state circondate dalla Digos, spintonate e cadute a terra e costrette ad andare via. E intanto insultate da alcuni leghisti».
Identificata con il fidanzato anche Giada Barbieri, giovane neo laureata, perché urlava «buffone»: «È assurdo che siano intervenuti per identificarci solo perché contestavamo frasi sbagliate e disumane. E alla mia domanda “sa che le forze dell’ordine possono fare obiezione di coscienza”, non c’è stata risposta».