Alba stappa la prima bottiglia dell’anno Visite in cantina, degustazioni e un inglese turistico che ricorda il «fenglish» di Fenoglio La città riassaggia Vinum
● Nel weekend del 27 e 28 aprile sarà ospite ad Alba, la città francese di Limoges Città Creativa Unesco conosciuta per la sua porcellana e i suoi smalti
● Le degustazioni sono proposte proposte dalle 10.30 alle 20 presso i banchi di assaggio sparsi per il centro
● Con Vinumcantina si ha la possibilità di visitare alcune tra le più importanti cantine di Langhe, Roero e Monferrato selezionate da grandi chef che, al termine del tour, prepareranno uno speciale aperitivo abbinato al vino dell’azienda ospitante
● L’esperienza è completa di un servizio navetta con andata da Piazza Medford ad Alba dalle ore 15.30 o
16.30 e ritorno nello stesso luogo tra le
18.30 e le
19.30
● Info: vinumalba.it oppure 0173361051
Il primo personaggio a spiccare nella fiumana di gente che sciama giù per via Maestra è un adepto del maestro Abhay Charan De, che noialtri grossolani siamo soliti chiamare Hare Krishna. Cammina controcorrente distribuendo volantino e caramella e qui, di infedeli da convertire, ne troverà come in un laghetto artificiale riempito di trote: gli arancioni si astengono dall’alcol e dalla carne mentre Alba, dal 25 aprile fino al 5 maggio, si trasforma in un’enoteca a cielo aperto. Di più, perché ad aiutare i turisti col bicchiere appeso al collo a reggere le degustazioni ci sono punti di ristoro in ogni dove. E il vitello è l’ospite speciale. L’associazione dei macellai albesi ci ha messo il carico da novanta e, proprio sotto la facciata del Municipio, è un trionfo di carne
cruda di fassona, che i francesi chiamano tartare e altri popoli lontani faticano a concepire come antipasto ma, una volta assaggiata, non la lasciano più, anzi, fanno il bis: sei euro per una porzione generosa di battuta al coltello, sei per la tagliata, tre per accompagnarla con i sobrich (versione langhetta delle frittelle di patate).
Siamo a Vinum, che è un po’ la prima bottiglia dell’anno stappata ad Alba con l’arrivo della primavera e, all’edizione numero 43, inizia ad avere la sua storia da raccontare; per il vero, passata attraverso anni un po’ mesti e sottotono che, però, sembrano definitivamente lasciati a distanza. Lo scorso anno si sono venduti 18.000 biglietti, quest’anno pare stia lievitando ulteriormente la percentuale di pubblico estero, soprattutto dalla Scandinavia — bacino relativamente nuovo di appassionati di buon cibo e buon vino — e dagli Stati Uniti. La formula è comune a una moltitudine di rassegne omologhe, niente di mai visto; solo che, qui, ci sono i nomi. L’abusatissimo street food - proprio non ce la facciamo, a chiamarlo cibo da strada - è Street Food ëd Langa e, per chi arriva qui da Lund (1.600 km in automobile), fa tutta la differenza del mondo. Anche se a offrirgli le bagasse (sono frittelle di pasta di pane, absit iniuria verbis) è il figurante del borgo del Fumo, che non c’entra nulla con le lotte radicali ma è per via delle vecchie fornaci di mattoni che sorgevano in periferia. Per le piazze, si stima un’età media bassa: tra i più giovani serpeggia forse un animo più da bisboccia che non da degustazione ma va bene così, sempre di fiera da strada si parla, anche se in terre benedette dall’unesco. «Finiamo col dolcetto, che è dolce» dice uno di loro, con competenza enoica decisamente rivedibile.
Al chiuso del palazzo delle mostre in piazza Medford, in disparte, ci si può riparare per una selezione di rossi delle Langhe, guidati da un sommelier. Difficile, però, non farsi distrarre dall’aroma che arriva dal lato sinistro: è un’installazione odorosa, si chiama In Loco Logo e la maniera più semplice per descriverla è una raccolta di libri destinati al macero, ritagliati per riprodurre le sinuosità delle colline divenute patrimonio dell’umanità e i nomi delle località più celebri, inzuppati di essenze profumate. Un’altra area, da cui soffondono aromi di altra natura, è dedicata all’isola dei formaggi, anche qui con l’ausilio di esperti per apprezzare i Dop piemontesi.
Il foltissimo programma integra una serie di workshop (laboratori non rende l’idea) per approfondire la conoscenza di vitigni più e meno famosi, una degustazione con i ragazzi della mitica Scuola Enologica, visite guidate con abbinamento di capatina in cantina e aperitivo al ristorante (dieci dei cuochi coinvolti sono stellati) e una congerie di eventi collaterali. Dall’avventura