Dal tessile alle motociclette elettriche La corsa di Tacita in una fabbrica 3d
Rigo, ex industriale dei filati: «Apro un impianto a Torino, ma vendo meglio in Usa»
La nuova vita di Pierpaolo Rigo è cominciata 10 anni fa con una pedata nel fondoschiena e un gran falò. Il calcio gliel’ha sferrato senza troppi complimenti il titolare di un’azienda svizzera, quando l’imprenditore torinese si è presentato in terra elvetica in sella a una Vespa 250 Gts per chiedere di diventare importatore di moto elettriche. «Molte grazie, ma non ci servi. Riprendi pure il tuo vespino e torna a casa», gli ha gridato in faccia lo svizzero.
Il falò è stato il passo successivo. La prima moto elettrica costruita in casa, tanta potenza da fare scintille e bruciare il telaio come un barbecue d’estate. Eppure «queste sono state le prime tappe che mi hanno portato sino a qui» dice Rigo che si appresta, dopo dieci anni da pioniere della motocicletta elettrica, ad aprire a Poirino uno stabilimento produttivo. Torni hitech e stampanti in 3D per sfornare moto da strada e da enduro. E una componentistica che arriva da una filiera tutta made in Italy. «Poco piemontese purtroppo, perché le nostre aziende non si sono ancora convertite alla mobilità elettrica».
In questi anni, pieni di sperimentazioni e di ricerca, la casa produttiva di Tacita — «l’ho chiamata così perché la mio moto è potente ma silenziosa» — è stata Pontedera, il centro del distretto toscano delle due ruote. «Adesso ho deciso di tornare a Torino per costruire il mio nuovo quartier generale», dice Rigo. L’imprenditore conosce bene i sali e scendi dell’impresa. Da sempre appassionato motociclista, «ho partecipato a tante gare, anche alla Parigi Dakar», è uno degli eredi della grande
tradizione tessile del Chierese. «Fino a 10-15 anni fa c’erano tre grandi imprese a Chieri, nel 2008 tutte hanno chiuso i battenti. La concorrenza orientale ha fatto a pezzi il nostro territorio. Io ho ricominciato con le moto». Per tanti appassionati delle due ruote, il motore elettrico è pura eresia. Non per Pierpaolo Rigo. Che è riuscito a partecipare con la sua T Race al Merzouga Rally. È stato il primo rally africano che ha visto correre una moto elettrica. Da quell’esperienza sono nati nuovi modelli per diverse esigenze, soprattutto adatti ai gusti americani. «Negli Usa vendo il 90% delle mie moto, va tanto bene che ho aperto una filiale a Miami». Ora c’è da convertire l’italia all’elettrico. Le moto Tacite sono andate in comodato d’uso ai vigili di Vicenza. Da Torino invece, pur alle prese con la rivoluzione della mobilità, nessuno ha battuto ancora un colpo. Intanto a giugno apre il nuovo stabilimento di Poirino. Un nuovo impianto che ospiterà macchinari Cnc, le stampanti 3D, l’area design e le linee di assemblaggio. «La fabbrica— spiega Rigo — ci servirà per incrementare la capacità produttiva, ben oltre le 50 moto vendute lo scorso anno, e consentire a Tacita di continuare a realizzare le sue moto elettriche off-road e da corsa e per iniziare a produrre il nuovo modello stradale, la T-cruise». E questa volta non ci sono pedate nè falò. Il motore viaggia a basso voltaggio, 120 volt, e la batterie si possono ricaricare grazie a panelli solari, di cui è rivestita la T- Station, un carrello porta-moto, apribile ad ala di gabbiano.