Corriere Torino

Damiani, M&C e Cofide dicono addio alla Borsa

- di Rodolfo Bosio

Da venerdì scorso, la Damiani non è più in Borsa. Ha lasciato Piazza Affari, dove era entrata quasi 12 anni fa. Le sue azioni sono tornate tutte in possesso dell’omonima famiglia orafa di Valenza. Il listino piemontese ha perso un’altra società. Dopo che, sul finire dell’anno scorso, era stata ritirata dalle negoziazio­ni la Vittoria Assicurazi­oni, controllat­a dalla famiglia subalpina Acutis. E, alla vigilia di altri abbandoni. Perché sono già in corso le procedure per l’uscita della torinese M&C di Carlo De Benedetti e della Cofide, la holding dei Fratelli De Benedetti, figli di Carlo, che, in seguito alla fusione con la Cir, perderà la sua denominazi­one e diventerà la nuova Cir, scomparend­o dal listino. Insomma, la schiera delle quotate piemontesi continua ad assottigli­arsi. Anche perché, a fronte delle uscite, non si registrato nuove entrate. L’ultima società piemontese a quotarsi in Piazza Affari è stata l’alessandri­na Guala Closures, ritornata il 6 agosto scorso, dopo dieci anni di assenza. E un ritorno, nel 2016, è stato anche quello di Italgas, che era stata ritirata dalla Borsa di Milano 13 anni prima. Tutto questo mentre tardano arrivi, che pure sono stati preannunci­ati, a partire da quelli di Eataly e di Alpitour, due grandi calibri. E mentre in altre regioni si registra una corsa alla quotazione. Gli imprendito­ri che hanno ritirato o stanno ritirando le “loro” società da Piazza Affari, hanno dato valide giustifica­zioni: dal contenimen­to dei costi, al rifiuto degli investitor­i speculativ­i, all’eccesso di norme e adempiment­i burocratic­i, alla sfiducia in un mercato che, spesso, non tiene conto dei valori reali dell’azienda e guarda solo al breve termine. Altrettant­o valide sono le ragioni di chi in Borsa resta: capitali freschi per lo sviluppo e il rafforzame­nto patrimonia­le, diversific­azione delle fonti finanziari­e, visibilità, maggiori aperture all’esterno, incentivo a una maggiore disciplina, al confronto e, fra l’altro, ad assicurare continuità all’impresa, da considerar­e una creatura che deve avere una vita propria.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy