Damiani, M&C e Cofide dicono addio alla Borsa
Da venerdì scorso, la Damiani non è più in Borsa. Ha lasciato Piazza Affari, dove era entrata quasi 12 anni fa. Le sue azioni sono tornate tutte in possesso dell’omonima famiglia orafa di Valenza. Il listino piemontese ha perso un’altra società. Dopo che, sul finire dell’anno scorso, era stata ritirata dalle negoziazioni la Vittoria Assicurazioni, controllata dalla famiglia subalpina Acutis. E, alla vigilia di altri abbandoni. Perché sono già in corso le procedure per l’uscita della torinese M&C di Carlo De Benedetti e della Cofide, la holding dei Fratelli De Benedetti, figli di Carlo, che, in seguito alla fusione con la Cir, perderà la sua denominazione e diventerà la nuova Cir, scomparendo dal listino. Insomma, la schiera delle quotate piemontesi continua ad assottigliarsi. Anche perché, a fronte delle uscite, non si registrato nuove entrate. L’ultima società piemontese a quotarsi in Piazza Affari è stata l’alessandrina Guala Closures, ritornata il 6 agosto scorso, dopo dieci anni di assenza. E un ritorno, nel 2016, è stato anche quello di Italgas, che era stata ritirata dalla Borsa di Milano 13 anni prima. Tutto questo mentre tardano arrivi, che pure sono stati preannunciati, a partire da quelli di Eataly e di Alpitour, due grandi calibri. E mentre in altre regioni si registra una corsa alla quotazione. Gli imprenditori che hanno ritirato o stanno ritirando le “loro” società da Piazza Affari, hanno dato valide giustificazioni: dal contenimento dei costi, al rifiuto degli investitori speculativi, all’eccesso di norme e adempimenti burocratici, alla sfiducia in un mercato che, spesso, non tiene conto dei valori reali dell’azienda e guarda solo al breve termine. Altrettanto valide sono le ragioni di chi in Borsa resta: capitali freschi per lo sviluppo e il rafforzamento patrimoniale, diversificazione delle fonti finanziarie, visibilità, maggiori aperture all’esterno, incentivo a una maggiore disciplina, al confronto e, fra l’altro, ad assicurare continuità all’impresa, da considerare una creatura che deve avere una vita propria.