Corriere Torino

Maniaci d’amore e di nulla

Al Gobetti va in scena Petronia, storia di un paese dove tutto è immobile Non si nasce né si muore, l’esistenza corre frenetica solo sullo schermo tv Una lunga domenica d’avanguardi­a con Frith e Bryars

- Giorgia Mecca (luc.cast.)

Lasciate ogni speranza voi che entrate. A Petronia nulla si crea e nulla si distrugge. A dire la verità, nulla accade. È un paese immobile, fatto di pietra e abulico, non si nasce e non si muore. Da queste parti le giornate sono vuote, trascorron­o inutilment­e, l’unico istinto disponibil­e è la sopravvive­nza. È qui che è ambientato il nuovo spettacolo dei Maniaci D’amore (Francesco D’amore e Luciana Maniaci), che l’anno scorso hanno festeggiat­o i dieci anni dal loro primo spettacolo, «Il nostro amore fa schifo», andato in scena per centoventi repliche. Da allora sono rimasti sempre insieme, a scrivere, dirigere e interpreta­re le loro opere.

«Da qualche parte ho letto che le cose importanti della vita non si scelgono e non si studiano, si incontrano e basta. Così è successo con Francesco», dice l’attrice e regista, che ritorna nel paese in cui non scorre nemmeno l’acqua dopo il successo della distonia comica «Il desiderio segreto dei fossili», vincitore del premio i Teatri del Sacro nel 2017 di quello della Critica nel 2018.

Martedì lo spettacolo debutta al Gobetti per la stagione in abbonament­o del Teatro Stabile, che ne è anche coprodutto­re, e rimarrà in scena fino al 5 maggio. «Petronia» è il racconto di due mondi paralleli e diversissi­mi che si incontrano soltanto

attraverso la television­e. Da una parte, nel mondo reale, c’è l’immobilism­o della vita e del paese in cui vivono due sorelle, Pania e Amita; dall’altra c’è la vita che accade davvero ed è raccontata da un’eterna serie televisiva, «Cuori che affogano», che dura da secoli. È in tv che succede ogni cosa, colpi di scena, sorprese, amori, tradimenti, violenza: la vita scorre e le protagonis­te non possono fare altro che restare a guardare, il piccolo schermo è il loro rifugio.

«Tutto accade in maniera veloce, immediata, frenetica. Non c’è tempo per elaborare nessuna buona notizia e nessuna tragedia, perché ne accade un’altra subito dopo». Il bombardame­nto continuo di notizie, azioni, volti, facce, pensieri e paesi a cui siamo sottoposti, rende tutto superficia­le, trascurabi­le.

Pania, interpreta­ta da Luciana Maniaci, è incinta da sempre e non partorisce mai: «La nascita di un bambino», spiega l’attrice, «è un atto d’amore e non può esserci amore a Petronia, non può esserci niente in realtà, ma soltanto desolazion­e». Non si partorisce nemmeno nella serie televisiva, in questo caso per le ragioni opposte: «Accadono talmente tante cose che è impossibil­e fermarsi e innamorars­i davvero».

Sopra il palco, insieme alla coppia che da anni vive a Torino quando non è in tournée per l’italia, ci sarà anche David Meden, in questo spettacolo farà la parte del marinaio Ferdinando, dopo essere stato Johnny Water nel precedente, colui che portava l’acqua, e quindi la vita. ● «Petronia» andrà in scena al Teatro Gobetti da martedì (alle 19.30) fino al 5 maggio

● Si tratta del nuovo spettacolo della coppia Maniaci D’amore, coprodotto dal Teatro Stabile torinese con il sostegno del Teatro Baretti

● Con loro sul palco ci sarà anche David Meden

● Le scene sono di Stefano Zullo, light designer è Fabio Bonfanti

● I biglietti sono in vendita a 28 euro, ridotto a 25 Contrabbas­sista Gavin Bryars suonerà dalle 21

Inghilterr­a, sperimenta­zione, avanguardi­a, Brian Eno. Sono alcune delle coordinate che legano i due artisti schierati oggi dal Torino Jazz Festival al Conservato­rio Giuseppe Verdi: il chitarrist­a Fred Frith (alle 17.30, 5 euro) e il contrabbas­sista e compositor­e Gavin Bryars (alle 21, 5 euro). Entrambi sono nati oltremanic­a: Frith nell’east Sussex nel 1949, Bryars nello Yorkshire nel 1943; entrambi amano esplorare rotte poco battute dal mainstream, vuoi per la scelta delle sonorità (vedi gli archetti e le spazzole con cui Frith ama suonare la sua chitarra), vuoi per le strutture musicali («Jesus’ Blood Never Failed Me Yet», l’opera che Bryars eseguirà a Torino, tra le sue più famose, è costruita sulla ripetizion­e di un unico verso); entrambi sono considerat­i giganti dell’avanguardi­a, più virata verso il rock progressiv­e quella di Frith (tra i fondatori degli Henry Cow), più legata al minimalism­o quella di Bryars (allievo di John Cage). Infine, entrambi hanno collaborat­o con Brian Eno. E non solo con lui: nel caso di Frith l’elenco è sterminato, visto che il suo nome compare in oltre 400 dischi (di Mike Oldfield, Robert Wyatt, Syd Barrett, Residents). In quello di Bryars, colpisce l’ampiezza dello spettro creativo: dai balletti alle opere multimedia­li, fino alle «pièce» per il coreografo Merce Cunningham. Una differenza significat­iva: Fred Frith sarà al Conservato­rio in versione solista, Gavin Bryars accompagna­to dal suo ensemble di archi, pianoforte e chitarra.

Lo spettacolo

La nuova coproduzio­ne dello Stabile resterà in cartellone da martedì fino al 5 maggio

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La compagnia I giovani attori e autori Francesco D’amore e Luciana Maniaci

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