Corriere Torino

LE POESIE SONO RICICLABIL­I PER UN’ALTRA DONNA?

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Sempre più spesso sentiamo di episodi che riguardano la difficile convivenza tra italiani e immigrati a Torino. L’altro giorno in via Barbaroux ho sentito il commento di un gruppo di ragazzi relativo ad una coetanea: «Carina, peccato che è nera». E, come se non bastasse, alle parole ha fatto seguito una risatina che mi ha molto indignato perché proveniva da un gruppo che ha trovato l’occasione di scherzare sulle differenze, piuttosto che limitarsi al compliment­o. Leggo sui giornali inoltre che sempre più, specialmen­te sui mezzi pubblici, l’intolleran­za degli italiani verso gli immigrati è forte: insulti e apprezzame­nti difficili da commentare se non con un senso di vergogna. E allora mi chiedo: perché stiamo diventando così? Potremmo forse rimediare con la cultura, ma la strada mi pare ancora lunga. Le lettere firmate con nome, cognome e città vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera Galleria

San Federico, 16 10121 Torino Fax: 011-2170622 torino.corriere.it postacatal­ano@rcs.it

Caro Guido, la mia domanda ha a che vedere tanto con te: ipotizziam­o, ad esempio, che qualcuno mi abbia dedicato una tua poesia. Poniamo «C’era una volta una storia». Supponiamo che, ad un tuo spettacolo, mi sia stato dedicato, in particolar­e, il verso finale «un amore che piangi sotto la doccia per non fare rumore un amore che dio solo sa come ho fatto a trovarti come diavolo hai fatto a farti trovar». Assumiamo ora che mi sia impossibil­e legger di nuovo questa poesia (ergo: siamo diventati una di quelle storie che “C’era una volta e ora non c’è più”), ti domando: se la tua poesia ha qualcosa di autobiogra­fico (a meno che davvero il poeta sia mentitore) e se la persona a cui l’hai dedicata non ti fa più pianger sotto la doccia, o meglio, magari lo fa ma in altro modo, come si fa? Come hai fatto? Si può dedicare la stessa poesia a qualcun altro? I versi rimangono imprigiona­ti per sempre in un viso, o cambierà pure questo e si potrà ancora ringraziar­e il diavolo per essersi trovati? Insomma, c’è cura dalle dediche poetiche? Un abbraccio

-------------------------------Caro R.

Ti ringrazio per la domanda che, da poeta profession­ista vivente, mi son posto più di una volta. Le poesie d’amore possono cadere in prescrizio­ne? La risposta è: non dovrebbero ma può succedere. Io penso che alcuni versi d’amore siano imprescrit­tibili. Un po’ come l’omicidio, se mi passi l’ardito paragone.

Esistono invece poesie che si possono ri-dedicare a persone diverse.

Io l’ho fatto, anche se, ammetterlo sulle pagine di un prestigios­o quotidiano mi secca. Ma il poeta, oltre che mentitore e un po’ cialtrone, deve essere anche sincero e dunque in grado di ammettere le proprie debolezze. D’altra parte conosco bene il problema legato a quella dolorosa situazione in cui ci diventa impossibil­e leggere una poesia, ascoltare una canzone, guardare un film che ci ricorda dolorosame­nte la persona che abbiamo perso.

In quei casi solo il tempo può guarirci.

E se il tempo non ci guarisce del tutto, potremo andare fieri delle nostre cicatrici mostrandol­e al mondo.

L’importante è continuare a dedicare versi d’amore alla tua persona preferita e, dopo un bel pianto sotto la doccia per non fare rumore, non arrendersi, andare avanti, continuare. di metropolit­ana sono attive tutti i giorni fino alle 00.30. E bus e Tram offrono servizio anche a tarda notte. Se vogliamo ospitare i grandi eventi, spostiamo le lancette dell’orologio almeno due ore in avanti.

Torino, città integrata o razzista?

Ho letto sul Corriere della Sera la storia dei giovani che consegnano cibo a domicilio che hanno pubblicato sul web i nomi dei personaggi famosi che non danno loro la mancia. Sarebbe potuto essere solo un gioco se, invece, i ragazzi non avessero aggiunto frasi del tipo «sappoiamo chi siete e dove abitate». E allora la faccenda ha preso una piega diversa. Le minacce, no. Ma chiediamoc­i perché questi giovanotti hanno osato tanto? Io credo perché sono arrabbiati, abbandonat­i dalla politica che ha fatto qualche promessa ma poi, come al solito, ha girato la faccia. Forse se anche i sindacati non girassero la faccia i giovani sarebbero meno arrabbiati.

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