Scoppia la guerra del campanile
Aperto in Borgo Vittoria il cantiere per la costruzione della torre della chiesa di San Vincenzo È attesa da mezzo secolo, ma c’è chi attacca: spesa inutile
Don Andrea, il parroco della chiesa San Vincenzo De’ Paoli di via Sospello, è convinto che sarà uno spettacolo: «Il campanile serve a dire “svegliamoci”, a riempire il vuoto di questi tempi. Sarà un grande dito che punta verso il cielo, verso Dio». Ma a una parte di Borgo Vittoria quel dito sembra essere finito in un occhio. Il cantiere per la sua costruzione è stato aperto dieci giorni fa e, tolto qualche asse di legno dell’impalcatura, è impossibile da immaginare come sarà questa torre grigia con base triangolare, alta 24 metri, per non sovrastare il palazzo vicino. Costo? 100 mila euro. «Soldi spesi malissimo», hanno scritto sulla pagina social del quartiere prima che il moderatore bloccasse la possibilità di lasciare un commento. E
mettesse fine ai giudizi un po’ troppo severi sul nascente campanile: «Un rompimento acustico in più da aggiungere ai nostri timpani», oppure «sono anni che la chiesa è senza, eppure si è detto messa ugualmente. Mah».
Se l’italia è il Paese dei campanili, via Sospello è una strada di campanilismi. Esasperati da quella voglia di rivaleggiare col prossimo imprevedibile se si cammina in questa strada dove passano poche auto, ci sono ancora meno negozi e anche i cani sembrano aver perso la voglia di abbaiare. Calma piatta, rotta ogni tanto da una polemica vissuta sempre nella stessa maniera: viscerale. Come tre anni fa quando la Circoscrizione decise, per avviare la riqualificazione della piscina della via, di chiudere il centro d’incontro all’interno pregando gli anziani soci di trasferirsi, girato l’angolo, nella vicina bocciofila di via Campiglia, distante 150 metri. Locali sufficientemente grandi per tutti, ma non abbastanza per quei pensionati che, pur di evitare lo sfratto, si incatenarono alle porte dell’edificio.
Terminata quella rivalità, eccone un’altra. Rimbombante, anche se la campana non è stata ancora montata e dalla parrocchia assicurano: «Suonerà solo in occasione delle messe». Pur di schivare le critiche di chi teme di perdere il silenzio tipico del vicinato, trasformatosi all’improvviso in brusio polemico una volta partiti i lavori. «Dicono che sarà il più alto campanile del quartiere», spiega Bruno Camia, 80 anni, ex presidente della bocciofila di via Campiglia. Bello? Brutto? «Non lo so, prima di esprimermi voglio vederlo finito. Magari sarà una meraviglia». Meglio aspettare, anche perché cosa saranno altri tre mesi di pausa (la data di consegna del cantiere è prevista per luglio) dopo quasi mezzo secolo di attesa.
La vicenda del campanile mai costruito della San Vincenzo risale a mezzo secolo fa. E come tutte le storie impolverate dal tempo si compone di episodi difficili da controllare. Uno di questi è il passo indietro di don Beppe. È il fondatore di questa parrocchia nata in mezzo ai campi. Un uomo, ricordato da tutti per la sua bontà, che rinunciò a costruire la torre campanaria. «Ricevette delle lettere di minacce», si racconta in via Sospello, evocando i tempi di quando questa periferia era ancora un «quartiere operaio», l’ideologia del Pci si opponeva al Vangelo e un campanile era ritenuto un simbolo politico divisivo come in un film di Don Camillo e Peppone.
Così, meglio accantonare il progetto del campanile. Finché 13 anni fa non è diventato il parroco della San Vincenzo, don Andrea Cena, 52 anni, modi schietti e una grande intraprendenza per un sacerdote motociclista con il libro di don Giussani sulla scrivania. Fino al ‘98, anno dell’ordinazione, era un antiquario di via Berthollet. E non ha paura delle sfide e delle critiche. Arrivate
Le minacce
Il fondatore della parrocchia rinunciò a costruirlo dopo aver ricevuto alcune lettere
La spesa
I 100 mila euro necessari sono stati ricavati montando i pannelli solari
a caterve quando trasformò l’oratorio, dove il campetto di terra ha lasciato il posto al sintetico d’affittare, costruendo dei garage interrati e sul tetto della chiesa montò i pannelli solari. «È un imprenditore, non un sacerdote» è l’accusa di chi non lo ama. Mentre i suoi 1.200 fedeli lo adorano perché ha ridato linfa e futuro a una parrocchia in crisi.
«Dicono che il campanile è una spesa di troppo? In passato l’arcivescovo Nosiglia mi chiese di rinviare i lavori per evitare polemiche. Oggi, però, si va avanti. Le fondamenta c’erano già e anche per i fondi non ci sono problemi. Non sono stati tolti ai poveri, né ad altri progetti. Sono stati guadagnati con i pannelli solari», spiega don Andrea. In un rendering, il campanile appare in versione notturna. Illuminato non sembra un dito verso il cielo, ma una navicella spaziale.