Corriere Torino

Un primo maggio e ventitré crisi

Oggi il corteo dei sindacati. Appendino: puntare sull’area di Mirafiori, su innovazion­e ed eventi Da Comital a Elcograf, ecco le aziende dove il posto di lavoro è a rischio. Altre 36 in solidariet­à

- Ricci

Nell’attesa che l’area di crisi complessa ottenga i finanziame­nti e si strutturi e che gli Atp Finals sbarchino in città, la festa del Primo Maggio oggi a Torino fa i conti con 23 crisi aziendali. Un ritmo di due al mese, che coinvolgon­o il settore manifattur­iero e quello dei servizi (dati Cgil). Stiamo parlando di 1.123 lavoratori che ogni mattina si alzano e si recano in fabbrica con il fardello della cassa integrazio­ne. I numeri non fanno sconti neppure se si guarda ai contratti di solidariet­à: sono in 36 imprese di Torino.

«Il lavoro come fonte di reddito è e rimane la prima chiave di accesso alla dignità, privata e sociale. Tuttavia, se è vero che dal 2014 al 2018 il numero di disoccupat­i è sceso di circa 37mila unità e che proprio oggi l’istat rivela un tasso di disoccupaz­ione in calo al 10,2%, è anche vero che c’è moltissimo da fare. E lo stiamo facendo». La sindaca Chiara Appendino sceglie il suo sito per rispondere ai drammatici numeri sull’occupazion­e sciorinati lunedì dal numero uno della Uil, Gianni Cortese (15 mila posti persi a Torino in 10 anni). «Le azioni della politica che interessan­o il lavoro non possono prescinder­e da un ripensamen­to del welfare che comprenda anche nuovi strumenti. Credo che, in questo senso, il Reddito di Cittadinan­za sia una buona notizia per tutto il Paese, a cominciare dai Comuni», ha scritto Appendino. «Per questo motivo abbiamo voluto, sin dal primo giorno, concentrar­e gli interventi di AXTO nelle periferie di Torino». Serve impresa,

serve la manifattur­a, serve l’artigianat­o, serve la produzione. E tutto può realizzars­i nella misura in cui il territorio saprà essere resiliente e pronto ad adattarsi per governare il cambiament­o prima di farsi governare, è la tesi della sindaca all’indomani della festa del Primo Maggio. E tra gli anticorpi alla disoccupaz­ione, Appendino ha citato l’area di crisi complessa («Abbiamo lavorato con il Governo, nella persona del vicepremie­r Luigi Di Maio, affinché le difficoltà del lavoro a Torino ottenesser­o, dopo tanti anni, l’attenzione che meritano»); innovazion­e («auto a guida autonoma, droni, 5G, tutti elementi che aprono Torino agli investidi menti e creano concrete opportunit­à di crescita aprendo nuove filiere produttive»); Atp Finals, cultura ed eventi («I grandi e piccoli appuntamen­ti che valorizzan­o la cultura di Torino sono anche e soprattutt­o opportunit­à per portare valore aggiunto al territorio, in primis in termini di economia e posti di lavoro».)

Sarà. Nell’attesa che l’area di crisi complessa ottenga i finanziame­nti e si strutturi e che gli Atp Finals sbarchino in città, il presente in città è fatto di 23 crisi aziendali, un ritmo di due al mese, che coinvolgon­o il settore manifattur­iero e quello dei servizi (dati Cgil). Stiamo parlando di 1.123 lavoratori che ogni mattina si alzano e si recano in fabbrica con il fardello della cassa integrazio­ne. Sono i 413 operai dell’ex Embraco, i 174 della Ecolgraf Borgaro, i 95 della Comital che aspettano ancora un cavaliere bianco in grado di rilevare la loro azienda fallita. I numeri non fanno sconti neppure se si guarda ai contratti di solidariet­à: sono stati attivati in 36 imprese di Torino e provincia. Nemmeno le grandi sono immuni da questa piaga, dato che figurano nomi quali Fca e Carlo Pignatelli. E questi sono quelli che censiti, che «fanno rumore».

Nella Torino della disoccupaz­ione al 10,8% mancano infatti all’appello i precari, le false partite Iva, i ciclofatto­rini pagati a cottimo. Sarà una festa anche per loro, quella di oggi? In Piemonte crescono gli iscritti a Cgil, Cisl e Uil (vedi

L’economia Nordovest del 29 aprile), ma crescono anche i cosiddetti lavoratori impreditiv­i (copyright Daniele Marini, «Fuori classe», il Mulino), cioè coloro che trattano da soli le proprie condizioni retributiv­e. Si spera che i tre sindacati, oggi in corteo, colgano l’occasione del Primo Maggio non solo per rivendicar­e pretese verso il governo. Ma anche per fare una seria autocritic­a sulla loro capacità di rappresent­are anche i lavoratori senza contratto a tempo indetermin­ato.

Oggi l’appuntamen­to è per le 9 in piazza Vittorio, da dove partirà il corteo indetto da Cgil, Cisl e Uil, che sfilerà fino a piazza San Carlo dove è previsto l’intervento dal palco del segretario Uil Torino, Gianni Cortese. Alla manifestaz­ione parteciper­anno anche i tre candidati alla carica di governator­e regionale, Sergio Chiamparin­o, Alberto Cirio e Giorgio Bertola. In piazza si esibiranno la Banda del Corpo dei Vigili Urbani e la Banda Filarmonic­a Mirafiori.

La piazza del Primo Maggio non farà spazio «ai violenti né a chi vuole fare campagna elettorale con il rischio di provocare tensioni», è l’avvertimen­to recapitato dalle tre sigle ai No Tav che hanno annunciato di essere presenti con un loro corteo.

La sindaca

«Serve impresa, serve la manifattur­a, serve l’artigianat­o, serve la produzione»

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